In memoriam. Padre Stanislao Loffreda, ofm

La mattina di sabato 9 agosto è deceduto padre Stanislao Loffreda, docente e decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum.

P. Stanislao ha insegnato Archeologia biblica ed Escursioni presso lo SBF dal 1968 al 2005 e ne è stato decano dal 1978 al 1990.
Ha diretto gli scavi di Cafarnao, et-Tabgha, Kafr Kanna, Magdala e Macheronte.

Con P. Loffreda ci lascia uno dei padri fondatori dello SBF. Il suo nome rimarrà legato ai luoghi santi che ha scavato e studiato con passione. Ci lascia un'immensa eredità e un grande esempio di dedizione.

Ci stringiamo con affetto a lui e ai suoi familiari, e lo accompagniamo con la preghiera nel suo definitivo viaggio verso la casa del Padre.

Segreteria SBF
 

Padre Stanislao Loffreda. Una testimonianza

di P. Giovanni Claudio Bottini

Padre Stanislao Loffreda, originario di Monteprandone nelle Marche, paese che diede i natali al celebre predicatore francescano del Quattrocento, San Giacomo della Marca, arrivò a Gerusalemme il 12 ottobre 1960. Dopo gli studi di teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, dove ottenne la Licenza in teologia (1958), venne allo Studium Biblicum Franciscanum, per prepararsi all’esame di Licenza in Sacra Scrittura, che superò con successo dinanzi alla Pontificia Commissione Biblica nel 1961. L’anno successivo completò la formazione biblica ottenendo il Dottorato in teologia con specializzazione biblica con una dissertazione sul tema G‘on Ya‘akov.

Su proposta dei padri J. S. Saller e B. Bagatti, le colonne dello Studium in quegli anni, fu inviato a frequentare l’Oriental Institute dell’Università di Chicago (1964 – 1967) per specializzarsi in archeologia, e lì conseguì il Master of Arts (gennaio 1968). In quel periodo ebbe la possibilità di partecipare agli scavi dell’Oriental Institute a Choga Mish in Iran sotto la direzione del professor P. Delougaz, e di Selenkeiye in Siria sotto la direzione del professor M. N. van Loon.

Nel febbraio 1968 iniziò a tenere corsi di archeologia biblica, topografia di Gerusalemme, epigrafia e archeologia pratica nello Studium, e nello stesso anno intraprese la sua attività archeologica. Nel 1972 fu promosso professore straordinario e nel 1978 professore ordinario. Dal 1978 al 1990 ricoprì l’incarico di Direttore della Studium che, grazie anche al suo impulso, rinnovò i programmi di studio. Sotto il suo mandato nel 1982 lo Studium fu promosso Sezione parallela della Facoltà di teologia dell’Antonianum.

La sua passione per l’archeologia si era manifestata già negli anni di specializzazione in Sacra Scrittura, e il nome di Loffreda ancora studente è ricordato da Saller nel volume The Jebusite Burial Place (1964), per il suo contributo alla documentazione degli scavi del Dominus Flevit sul Monte degli Ulivi, e da Virgilio Corbo per lo scavo all’Herodion.

Dopo aver dato alle stampe una breve sintesi della sua dissertazione di dottorato, le sue pubblicazioni scientifiche hanno avuto per oggetto l’archeologia della Terra Santa toccandone vari argomenti ma con una prevalenza sempre maggiore per la ceramica. La sua collaborazione al Liber Annuus, la rivista dello Studium, inizia con il contributo “Il Monolito di Siloe” e con le “Tombe del periodo del Ferro”, continua con i rapporti di scavi da lui diretti a Tabgha e a Kafr Kanna, si concentra sugli scavi condotti a Cafarnao, Magdala, Macheronte e altre località minori in stretta collaborazione con padre Corbo, confratello divenuto “l’amico Virgilio”.

Il volume Cafarnao II, La Ceramica (Jerusalem 1974) lo impone all’attenzione degli archeologi specialisti della disciplina. A. Negev nella recensione dell’opera ha scritto: “The student of pottery of the Holy Land has been presented with a corner-stone in the study of the pottery of the Roman and Byzantine periods” (IEJ 25 [1975]: 188). Grande apprezzamento ha espresso anche F. Strange: “With this volume Loffreda demonstrates that he is one of the more important archeological ceramistics working in the Roman and Byzantine Periods… This book is a true sine qua non for anyone working in the archaeology of the Roman and Byzantine Periods in the Holy Land…This volume must appear in any complete archaeological library” (BASOR 226 [1977] 71 e 73).

A conferma del suo talento di studioso, oltre agli scavi, padre Loffreda ha allargato i suoi interessi allo studio di oggetti quali le lucerne bizantine e i modesti vasi domestici in uso al tempo di Gesù, realizzando un’opera che è diventata anch’essa un punto di riferimento per gli esperti del settore. Del volume Lucerne bizantine in Terra Santa con iscrizioni in greco (Jerusalem 1989) infatti è stato scritto: “this book is of great value and will be an indispensable tool for future research” (M. Gichon, IEJ 47 [1997]: 295).

Nella ricorrenza del settantesimo compleanno padre Loffreda era ancora attivo nell’insegnamento e nelle ricerche archeologiche. Il 13 gennaio 2003 fu dichiarato professore emerito; per l’occasione la Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia di Gerusalemme, con la collaborazione di studiosi e amici archeologi, pubblicarono in suo onore la miscellanea di studi: G. C. Bottini – L. Di Segni – D. Chrupcala (Eds), One Land Many Cultures. Archaeological Studies in Honour of Stanislao Loffreda ofm (SBF Collectio Maior 41) , Jerusalem 2003.

Lasciato l’isegnamento, si dedicò a riordinare il deposito archeologico dello SBF (chiamato “Giudecca”) e alla classificazione del materiale di archivio suo e del collaboratore negli scavi di Cafarnao padre Virgilio C. Corbo (+ 1991). Negli anni (estate) 2001, 2002, 2003 riprese e diresse alcune campagne di scavi archeologici a Cafarnao. Di questi ultimi scavi, condotti senza più la presenza di padre Virgilio C. Corbo, confratello e amico di una vita, amava dire che li aveva intrapresi per impulso di Papa Giovanni Paolo II, il quale, lasciando Cafarnao in occasione del memorabile pellegrinaggio apostolico del Duemila, gli avrebbe detto: “Continuate gli scavi”. In effetti lo aveva fatto anche per incoraggiare alcuni giovani aspiranti archeologi. In ogni caso queste ultime ricerche gli permisero di produrre una sintesi importante di tutte le ricerche archeologiche condotte sulla straordinaria località evangelica in quattro ponderosi volumi (vedi sito delle Edizioni Terra Santa). La sua bibliografia scientifica (libri e articoli) supera i cento titoli.

Fino all’estate 2017 è rimasto a Gerusalemme nel convento della Flagellazione, sede della Facoltà di Sienze Bibliche e di Archeologia, da lui generosamente servito e onorato, rientrando periodicamente a Monteprandone, desiderato e accolto da familiari e confratelli. Impossibilitato a rientrare in Terra Santa per motivi di salute, è restato sempre in contatto con i confratelli dello SBF, che considerava sempre la sua fraternità di appartenenza. In marzo 2019 fu ricoverato nell’Infermeria francescana di Grottammare (AP) e in seguito nella residenza per anziani di Castel di Lama (AP). In questi luoghi e recentemente nell’ospedale di Ascoli Piceno gli hanno fatto ripetutamente visita membri ed ex alunni dello SBF.

Ha pubblicato anche poesie e memorie con uno stile gustosissimo, in italiano e specialmente nel dialetto ascolano. In queste pubblicazioni padre Stanislao, abbandonandosi all’onda dei ricordi, confida memorie autobiografiche della prima infanzia, reminiscenze di persone e circostanze, esperienze umane e spirituali vissute in tempi differenti, compresi quelli della grave malattia che egli affrontò e superò nella seconda metà degli anni Novanta. Ricordiamo: Stanellà de Nzina, Fresche e bennelle. Poesie in dialetto ascolano di Monteprandone. Disegni di Jakub Waszkowiak, Monteprandone 2003 (diverse edizioni); S. Loffreda, All’ombra del mio pagliaio, Archeoclub d’Italia – Sede di Cupra Marittima (AP) 2019; Stanellà de Nzina, Spigolando, Archeoclub d’Italia – Sede di Cupra Marittima (AP) 2020. Tali pubblicazioni sono in gran parte accompagnati da vignette umoristiche del confratello polacco (J. Waszkowiak) e da sue foto originali ed espressive.