48° Corso di Aggiornamento Biblico-Teologico

Il popolo di Dio
secondo la Sacra Scrittura


22-25 Aprile 2025

Auditorium Immacolata
San Salvatore - Gerusalemme

MIUR
Codice riconoscimento dell'iniziativa formativa: ID 97711 e ID 146262

Martedì 22 aprile

Saluto del Decano Prof. R. Pierri
9.00 - 9.15

Il popolo di Dio nelle Scritture del Pentateuco

Prof. M. Priotto
9.15 - 9.50

È molto significativo che, approdando ad una concezione monoteistica universale, Israele l’abbia trascritta nella Torà e addirittura all’inizio. La riflessione teologico-sapienziale di Gen 1-11 non è semplicemente un’introduzione alla storia particolare di Israele iniziata con Abramo, ma è un punto d’arrivo della sua maturazione di fede. È partendo da un etnoteismo iniziale e dalla crisi di identità innescata dall’esilio babilonese che Israele matura la sua fede universale, professandosi figlio di Adamo, prima che figlio di Abramo. La sua identità di popolo di Dio non viene rinnegata, ma muta profondamente, nonostante frenate e tentennamenti.

L’unità del popolo al momento della morte di Giacobbe: lettura di Gen 49,1-2 nella tradizione ebraica

Prof. F.G. Voltaggio
10.00 - 10.45

Il dramma della divisione delle dodici tribù, e quindi del popolo d’Israele, è ritenuto nella Scrittura una delle ragioni della tragica dispersione dell’esilio. In Gen 49,1-2 Giacobbe, in punto di morte, intima ai suoi figli di radunarsi e ascoltare. Secondo la tradizione ebraica antica, il patriarca teme la divisione futura dei suoi figli, ovvero delle dodici tribù d’Israele. A questa paura, i suoi figli, ovvero Israele radunato in unità, rispondono con la professione di fede per eccellenza, lo Shemà Israel, che è l’unica soluzione alla divisione del cuore e alla divisione fraterna: esso è non solo la proclamazione dell’unicità di Dio, ma anche dell’unità del popolo intorno all’Unico Dio. Questo tema trova importanti risonanze nel NT e nella prima Chiesa, oltre a essere di grande attualità per i tempi odierni.

Il popolo di Dio e le nazioni nei Profeti

Prof. V. Lopasso
11.15 - 12.00

I profeti riconoscono che il Signore si è scelto un popolo e ha stretto alleanza con lui. Ciò perché lo ha amato in maniera unica e gli si è rivelato come sposo, padre, madre e pastore. Nell’epoca postesilica essi presentano tale legame in termini nuovi: il Signore stesso scriverà la Legge nel cuore di ognuno, darà il Suo Spirito, e farà sì che il popolo possa vivere in pienezza e per sempre il rapporto con Lui. Inoltre annunciano che le nazioni, per le loro azioni contro Israele, subiranno il medesimo castigo, ma in seguito saranno anche loro riabilitate e formeranno con Israele un solo popolo. La predicazione dei profeti, tra particolarismo e universalismo, fa comprendere quale sia la vocazione del popolo eletto: mediare il rapporto con il Signore in modo che tutti i popoli formino una sola famiglia e siano salvi.

«Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - Y. Demirci
Pomeriggio

Visita del quartiere di Betesda e della chiesa di S. Anna, con annesso il rinnovato museo archeologico e il plastico che ricostruisce l’ambiente della piscina probatica (cf. Gv 5). Proseguimento della visita verso la cinta muraria di est, fino al pinnacolo del Tempio.

Mercoledì 23 aprile

Il popolo di Dio nel libro dei Salmi

Prof. A. Coniglio
9.00 - 9.45

Il Salterio fa spesso riferimento a Israele quale popolo di Dio, e il Signore è spesso qualificato Dio di Israele/Giacobbe. Cercheremo di analizzare in che senso queste grandezze sono correlative: come si esprime la mutua appartenenza del popolo al suo Dio? Cosa significa tale appartenenza per Israele e per il Signore? C’è spazio nei Salmi per una apertura inclusiva di altri popoli e nazioni nell’alleanza con il Signore? E qual è il ruolo di Israele rispetto alle genti? Se il Salterio è una “piccola Bibbia”, allora le risposte a queste domande ci forniscono una chiave di accesso al tema del popolo di Dio valida per tutte le Scritture.

La salvezza del popolo di Gesù (Mt 1,21)

Prof. M. Munari
10.00 - 10.45

Le parole dell’angelo rivolte a Giuseppe hanno come obiettivo il coinvolgimento del discendente di Davide nella storia di Gesù Cristo. Giuseppe dovrà dare il nome al bambino, il quale di conseguenza sarà inserito nella discendenza davidica. Nel nome “Gesù” è contenuta la missione del Cristo, il quale “salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Di quale popolo si tratta e in cosa consiste la salvezza dai suoi peccati?

Paolo, l’annuncio del Vangelo e il destino di Israele nella lettera ai Romani

Prof. S. Salvatori
11.15 - 12.00

La missione ricevuta da Paolo di annunciare il Vangelo alle genti pone degli interrogativi che attendono una risposta: se i credenti, indipendentemente dalla loro origine, sono chiamati a diventare figli di Dio, qual è il ruolo di Israele? Forse Dio ha rinnegato l’alleanza con il suo popolo? Nei capitoli 9-11 della lettera ai Romani Paolo risponde a questa domanda dimostrando che anche Israele fa parte del progetto di salvezza di Dio.

«Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!” ...risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”» (Gv 19,14-16)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - Y. Demirci
Pomeriggio

Visita del rinnovato Terra Sancta Museum – Museo dello Studium Biblicum Franciscanum e dell’area della Flagellazione – Litostroto.

Giovedì 24 aprile

Appartenere a Dio negli scritti giovannei: riflessioni intorno al concetto di Popolo di Dio

Prof. A. Cavicchia
9.00 - 9.45

La letteratura giovannea non usa esplicitamente l’espressione “popolo di Dio”. Diventa significativa allora l’appartenenza a Dio, realizzata mediante il processo di rigenerazione che rende i credenti nel Verbo incarnato “figli di Dio” (cf. Gv 1,12-13; 3,3-8; 11,49-52), ed annunciata mediante diverse parabole, come quella del buon pastore (cf. 10,1-18) e quella della vigna (cf. 15,1-17), da cui pure emerge l’esigenza etica di vivere nell’amore di Dio. Nelle Lettere giovannee spicca in particolare l’origine dell’adozione divina nell’amore di Dio e l’esigenza etica per il credente di vivere ad imitazione dell’agape divina: “chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,8; cf. 3,1-2; 4,7-21).

Il popolo di Dio e le nazioni del mondo nel midrash sul Cantico dei Cantici

Prof. M. Pazzini
10.00 - 10.45

Partendo dal concetto di alleanza, che fa di Israele un popolo unico nel suo genere, vedremo che, se il popolo è fedele all’alleanza, può considerarsi legittimo destinatario delle promesse divine. Tuttavia, nonostante il suo peccato, Israele rimane il popolo eletto perché Dio non cambia la sua elezione e non viene meno al suo giuramento. Alla luce di questa premessa, vengono evidenziati i testi del midrash che sottolineano i complessi rapporti del popolo di Dio con le nazioni del mondo.

L’idea della scelta d’Israele nel pensiero dell’Islam sciita

Prof. M. M. Bar-Asher
11.15 - 12.00

L’intervento è incentrato sullo spazio riservato al Giudaismo e agli ebrei nello sciismo. Malgrado lo sciismo e il sunnismo si basino sulle stesse fonti e condividano per lo più lo stesso atteggiamento nei confronti dell’Ebraismo, vi sono alcune differenze degne di nota. Nella riflessione giuridica ci si domanda ad esempio se i popoli del Libro siano da considerare ritualmente impuri (najis). In ambito dottrinale è rilevante notare come in molte tradizioni si trovino sciiti identificati con il popolo d’Israele o i discendenti di Israele siano presentati come prototipo della Shi‘a. Tale fenomeno è sorprendente e ricorda per alcuni aspetti la tendenza del Cristianesimo a identificarsi con il “vero Israele”. La domanda a cui si tenterà di rispondere è perché proprio nell’Islam sciita si sia sviluppato tale atteggiamento.

Conclusione del Decano Prof. R. Pierri
12.00 - 12.15

«Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città invano veglia la sentinella» (Sal 127,1)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - Y. Demirci
Pomeriggio

Visita del muro occidentale del Tempio attraversando il quartiere islamico e giungendo presso il Jerusalem Archaeological Park.

Venerdì 25 aprile

La Shephela, l’Idumea, la Filistea e i “popoli del mare”

Escursione archeologico-biblica

Proff. G. Urbani - A. Ricco - Y. Demirci

Visita di importanti località del Vicino Oriente antico, oggi patrimonio dell’Unesco: – Maresha, che vide succedersi varie popolazioni (egiziani, persiani, giudei, i così detti “popoli del mare”, greci, romani e bizantini), con il notevole complesso di ambienti ipogei lungo il percorso a piedi; – Bet Guvrin / Eleuteropoli, il cui secondo nome fu dato da Settimio Severo nel 200 d.C., quando la elevò allo status di città sotto lo ius italicum, località abitata fino al periodo bizantino; – Ascalona, oggi nota come Tel Ashkelon, il più antico e grande porto marittimo della terra di Canaan, parte della pentapoli dei Filistei, a nord di Gaza e a sud di Giaffa.