Sede accademica
Sul fianco nord della spianata dell'antico Tempio di Gerusalemme, dove oggi i cristiani iniziano il pio esercizio della Via Crucis, esistono vari resti antichi come il famoso arco dell'Ecce Homo, il lastricato popolarmente chiamato Litostrato, una vasta piscina sotterranea e altre strutture minori.
Queste antichità si trovano sul fianco nord della Via Dolorosa sia nella proprietà francescana dove sorgono le modeste chiesette medievali della Flagellazione e della Condanna e l'imponente fabbricato moderno, sede dello Studium Biblicum Franciscanum, sia soprattutto nell'attigua proprietà delle suore di Sion. Sul lato sud della medesima strada, invece, c'è una scuola musuImana dove ancora non si sono praticati scavi.
Siccome queste antichità si trovano nell'area dove, secondo Giuseppe Flavio (Guerra Giudaica e Antichità Giudaiche) Erode il Grande costruì la Torre Antonia, gli studiosi si sono posti due quesiti in parte connessi ma distinti: anzitutto, esistono oggi nella suddetta area strutture che facevano parte della Torre Antonia? In secondo luogo, il pretorio dove Gesù fu giudicato, flagellato e condannato a morte, si trova nella Torre Antonia o in un'altra parte della città?
La Torre Antonia
Fino a trent'anni fa erano molti gli studiosi che, scegliendo l'autorità del domenicano L.H. Vincent, ritenevano che il vistoso lastricato conservato nella proprietà delle Suore di Sion e dei Francescani fosse il cortile interno della Torre Antonia e fosse il famoso Litostroto del Pretorio di Pilato dove Gesù fu condannato a morte. Oggi questa teoria non trova più sostenitori fra gli archeologi. Già nel 1958 il francescano Bellarmino Bagatti cercò di dimostrare che il lastricato era piuttosto una piazza connessa all'arco trionfale (popolarmente detto Arco dell'Ecce Homo) e che andava datato al secondo secolo d.C. e non al tempo di Gesù. Il domenicano P. Benoit ha elaborato e propagandato le conclusioni di Bagatti, smantellando tutte quelle strutture semplicemente ricostruite da Vincent e che sono o inesistenti o di dubbia attribuzione. Anche lo studioso Y. Blomme, pur avanzando un'ipotesi, piuttosto discutibile, secondo cui l'arco dell'Ecce Homo non sarebbe un arco trionfale del secondo secolo, ma una porta urbica del primo secolo, implicitamente sconvolge ancor più radicalmente la ricostruzione di Vincent, perché l'area sarebbe attraversata da un muro difensivo della città e quindi non è questo il punto dove ricercare i resti della Torre Antonia in generale e il cortile interno in particolare.
Senza andare troppo nei dettagli, la storia dell'area in discussione può essere riassunta nel modo seguente:
1. La Torre Antonia, distrutta da Tito nell'assedio del 70 d.C., non va ricercata nelle rovine situate a nord della Via Dolorosa (cioè nella proprietà dei Francescani e delle Suore di Sion), ma più a sud.
2. L'inizio della strada moderna chiamato oggi Via Dolorosa segue con buona probabilità il tracciato del fossato artificiale con cui Erode separò il fianco nord dell'Antonia dal resto del colle Bezetha. Similmente a sud della medesima strada, cioè nell'area della scuola musulmana dove inizia la Via Crucis, va ricercato in parte lo sperone roccioso su cui fu costruita l'Antonia.
3. La grande piscina presso le Suore di Sion va identificata con la piscina dello Struthion, dove i Romani impostarono il terrapieno nei preparativi di attaccare la Fortezza Antonia situata a sud, cioè in direzione del Tempio. Questa piscina era inizialmente a cielo aperto e i margini rocciosi erano fiancheggiati almeno su un lato da gradini intonacati. In un secondo tempo fu suddivisa, come si vede oggi, da due volte ad arco poggianti su grossi pilastri centrali impostati nel senso della lunghezza. È interessante, per la cronologia relativa, notare come un canale che dalla piscina continuava verso la zona del Tempio, fu messo fuori uso dal muro di cinta dei Tempio Erodiano.
4. Nel secondo secolo d.C. l'imperatore Adriano, nel ristrutturare completamente la città devastata, impostò una grande strada pubblica a lastroni, ampia più di sette metri, sul tracciato del precedente vallum erodiano reso oramai inservibile. È questa probabilmente la strada est-ovest segnata nella mappa di Madaba e i cui lastroni sono stati in parte ritrovati in lavori recenti sia sotto l'attuale Via Dolorosa sia nella proprietà dei Francescani.
5. La strada adrianea era coronata da un arco trionfale (il cosiddetto arco dell'Ecce Homo) e si ampliava in una piazza lastricata la cui pavimentazione (il popolare Litostroto) si è preservata fino ad oggi. Va ricordato che il lastricato sormontava anche una parte della sottostante piscina dello Struthion, ormai coperta.
6. Del periodo medioevale rimangono i resti di due chiese e varie cisterne.
Il Pretorio
Passiamo al secondo problema: dove va ricercato il Pretorio di Pilato? I Vangeli non ci aiutano a localizzare il Pretorio dove Gesù fu flagellato e condannato a morte. Luca è il più laconico e neppure riferisce la parola Pretorio. Dice semplicemente che i Giudei “lo condussero da Pilato” (Lc 23,1). Il più ricco di dettagli è Giovanni il quale nei cap. 18 e 19 ripetutamente parla del Pretorio e aggiunge anche i termini Gabbatha e Litostroto (Gv 19,13). Dall'insieme risulta che il termine Pretorio indica il palazzo dove Pilato si ritira per interrogare Gesù. Al contrario il Litostroto è un luogo all'aperto e fuori del Pretorio (si noti l'uso continuo dei verbi entrare ed uscire): è lì che Pilato emette la sentenza di morte.
P. Benoit ha dimostrato già negli anni cinquanta come nella prassi romana il Pretorio era la residenza del pretore e non un qualsiasi luogo dove il pretore (o il procuratore) esercitava la giustizia. In secondo luogo egli adduce fonti letterarie dove i procuratori romani, quando da Cesarea salivano a Gerusalemme, risiedevano nell'antico palazzo reale che Erode il Grande si costruì nella collina occidentale, palazzo distinto dalla Torre Antonia che si trova invece nella collina orientale. Benoit quindi conclude che Gesù fu flagellato e condannato a morte nella città alta, nei dintorni della grande torre erodiana ancora oggi visibile e conosciuta popolarmente come Torre di David (presso la porta di Giaffa) e non nella Torre Antonia. Come corollario, bisognerebbe dire che per andare al Calvario, luogo della crocifissione, Gesù dovette scendere e non salire, dato che la Reggia Erodiana della città alta era la parte alta della collina occidentale.
La teoria di Benoit ha un difetto: non tiene cioè affatto conto della tradizione dei pellegrini che a partire dal quarto secolo localizzano il luogo del processo di Gesù non nella città alta, ma in un punto della valle centrale di Gerusalemme, chiamata il Tyropoeon, più o meno fra il punto dove oggi inizia la Via Dolorosa e, per intenderci, il Muro del Pianto. Gli stessi pellegrini insistono che da quel punto, guardando verso nord, il Calvario si trova sul lato sinistro, cioè a occidente e che bisognava salire a quel luogo della crocifissione. B. Bagatti, riportando i testi di questi pellegrini, mette in guardia dal modo sbrigativo con cui certi studiosi scartano queste tradizioni antiche.