A cura di Don Mario Colavita
Una delle escursioni più belle e interessante che l’SBF propone è quella del Negev. Il deserto più a sud della terra santa affascina per il suo carico di storia. Le memorie dei popoli antichi cedono il passo al popolo dell’alleanza per arrivare ai nostri tempi. Il Negev è come un libro di storia le cui pagine sono scritte nella pietra e nella sabbia, nei wadi e nelle montagne che da millenni fanno bella e santa questa terra.
L’escursione è stata preparata dal prof. Massimo Luca i partecipanti sono gli studenti del primo anno e degli anni successivi in tutto la compagnia è composta da 17 studenti, il professore Luca e il prof. Rosario Pierri.
Giovedì 4 maggio, la partenza è alle ore 7.30 davanti alla porta di Damasco. Si scende verso Gerico, direzione En Boqeq noto centro benessere sulle rive del mar Morto per una breve pausa di 15’, e poi via per la strada 90. Prima tappa, la montagna di Sodoma o quello che è rimasto di questa biblica città. Da lontano sembra una montagna come le altre ma se uno si avvicina scopre che la montagna non è altro che sale cristallizzato. Tutto intorno ci sono montagne come queste fatte di sale, e questo spiega il perché del mare morto.
Riprendiamo il cammino e dopo più di due ore arriviamo alla biblica Tamar, un sito importante dal punto di vista archeologico. Qui a Tamar c’era un presidio militare che sorvegliava i confini meridionali del regno di Giuda. La biblica Tamar era un’oasi importante, per questa località passava la via delle spezie e dell’incenso, a circa 60 Km da Tamar sorgeva la capitale dei Nabatei, Petra. Il parco archeologico della biblica Tamar custodisce le memorie antiche della presenza degli ebrei e di altri popoli.
Il sole picchia, ormai siamo quasi al mezzogiorno, con il pulman facciamo rotta per la salita di Maale Akrabim, la “Salita degli Scorpioni”. Si sale per un dislivello di più di 600 m destinazione Mamshit. Dopo il pranzo con il prof. Luca iniziamo la visita di questa meravigliosa città incastonata nel deserto del Negev. Mamshit era una città Nabatea presso l’omonimo Wadi. I Nabatei l’hanno dotata di un ingegnoso sistema idrico. Fondata nel I sec a.C. Mamshit era una tappa obbligatoria per le rotte commerciali sulla via dell’incenso che da Petra arrivavano allo sbocco sul mediterraneo a Gaza. Le rovine di questa città possono solo farci immaginare il buon tenore di vita degli abitanti. Di particolare interesse sono le chiese bizantine con il loro corredo fatto di mosaici e iscrizioni. Era così nota questa città che l’autore della carta di Madaba l’ha voluta ricordare. Nel tardo pomeriggio la compagnia fa rotta per il kibbuz Mashabim nel mezzo del deserto del Negev per il pernottamento.
Venerdì 5 maggio, dopo una buona colazione partenza per il il parco di Avdat. La gola di En Avdat ci lascia senza fiato per la sua bellezza. La natura parla senza parola bellezza. Ci incamminiamo per circa due ore di cammino alla scoperta di questo paesaggio meraviglioso per arrivare alle sorgenti di Avdat. Dove passa l’acqua tutto fiorisce. Nel cammino verso la sorgente incontriamo un maestoso albero di terebinto; la camminata finisce ad una piccola cascata, nell’acqua del torrente sono riflesse le montagne del wadi a destra e sinistra. La nostra guida Prof. Massimo Luca ci indica una via per salire sulle montagne erose dal vento e scavate dall’acqua, così il paesaggio si fa ancora più bello e maestoso. Qui scopriamo alcune grotte di monaci e dall’alto possiamo renderci conto della forza e della potenza dei torrenti del Negev.
Dopo una breve pausa tutti in pulman per visitare la città di Avdat. Anch’essa come Mamshit è legata alle rotte commerciali dei nabatei. Una rotta carovaniera lunga 2.400 km che partiva dall’Oman attraversando lo Yemen, l’Arabia Saudita e la Giordania, per arrivare al Negev e terminare presso il porto di Gaza. Avdat Si trova ad un’altitudine di circa 600 metri gli scavi archeologici hanno riportato alla luce costruzioni nabatee, romane e bizantine. Passeggiando tra le rovine dell’antica Avdat si ci accorge di migliaia di pezzettini di ceramica di epoca nabatea, le rovine delle chiese bizantine rendono il sito particolarmente interessante.
Alle 12.00 in punto la compagnia dell’SBF è a tavola a Mashabim. Nel primo pomeriggio sotto il sole cocente di nuovo in marcia per la visita di Nizzana e Shifta. Due perle nel deserto. Saliamo alla visita di Nitzana (Nissana) come per le altre città del Negev, Nitzana ne seguì le orme: prima con lo sviluppo commerciale poi con la presenza dei bizantini e infine il declino nell’epoca islamica. Non lontano da Nissana c’è la bellissima Shivta. Ben tre chiese di epoca bizantina emergono dalle rovine di questa antica città. Tra absidi, colonne e pezzi di mosaico celebriamo la messa al calar del sole.
Cena servita alle ore 19.00 subito dopo con i Proff. Massimo e Rosario ci siamo fermati per una chiacchierata serotina, sorseggiando una buona birra e gustando liquore slovacco.
Sabato 6 maggio giornata impegnativa per la grande escursione nel deserto di Paran e la salita all’altopiano di Har Karkom. Sveglia ore 4.30, valigie pronte e zaini in spalla, siamo partiti alle 5.00, in tempo per ammirare l’alba al grande cratere. Dopo due ore siamo arrivati al Wadi Zihor per l’escursione più avventurosa. A bordo di tre Jeep ci siamo inoltrati nel deserto di Paran, seguendo per un bel tratto il letto di un torrente, dopo due ore, con una breve sosta per la colazione, alle ore 9.30 circa, eravamo ai piedi del monte har Karkom. Il deserto è un luogo affascinante, non ci sono né alberi né arbusti, la sola cosa che vedi sono rocce, sassi, vento e sole… Siamo saliti su questo altopiano, un luogo “magico” gli antichi credevano la montagna fosse un luogo sacro; sparsi per tutto l’altopiano pietre incise, segno della presenza di un culto. Il deserto di har Karkom, dicono gli studiosi, è di un tipo particolare chiamato “hammada”. La caratteristica principale di questo terreno, è che non c’è attualmente alcun processo di sedimentazione e di erosione. Ad Har Karkom ci sono più di 40.000 incisioni rupestri, che coprono un periodo che va dal calcolitico fino all’epoca islamica. L’archeologo Anati sostiene che il luogo possa essere il Sinai, il monte dove Mosè ricevette i comandamenti. Molti indizi, prove, testimonianze scritte nei sassi e nelle rocce portano, secondo Anati, ad una sola conclusione che l’har Karkom è il monte sacro della rivelazione di Dio a Mosè e al popolo.
Dopo un refrigerante pranzo sotto il monte, approntato dai conducenti delle jeep, la nostra compagnia riprende il cammino per il deserto, due ore e riprendiamo il pulman alla volta di Eilat per il meritato riposo. Eilat è una città turistica è al confine sud di Israele con la Giordania, l’Egitto e l’Arabia Saudita.
Domenica 7 maggio, messa alle ore 7.00 colazione e visita dell’acquario di Eilat, una meraviglia incastonata nel bellissimo mare Rosso. L’ultimo sito che ci attende è quello di Timna, le miniere di Rame del tempo di Sethi I (XIII sec a.C.). Il sito è unico, circondati da montagne rosse, ci inoltriamo in alcune piccole miniere dove in antico si estraeva il rame. A Timna, inoltre, sono stati ritrovati luoghi di culto madianiti, egizi israeliani. Il tempio della dea Athor la dea del sottosuolo, il villaggio dei minatori, la zona artigianale dove si lavorava il rame fanno parte del bel parco di Timna, il parco sembra essere sorretto dalle imponenti colonne scavante nella montagna dal vento chiamate le colonne di Re Salomone.
Dopo la visita, sosta per il pranzo in kibbuz, degustiamo un bel gelato e poi via per Gerusalemme. Una bella e particolare escursione, un ringraziamento particolare al nostro docente prof. Massimo Luca per la dedizione e la pazienza.
Foto di Simion Anastasoaie