A cura di don Mario Colavita
“Ecco i monti del Golan, stendi la mano, toccali! [...].
Ecco l’Hermon, il vegliardo [...].
Ecco, sulla via del lago, una palma di bassa statura.
Con la sua chioma scompigliata sembra un ragazzo
che è scivolato verso le acque del lago di Kinneret
in cui lascia dondolare i piedi”.
Per descrivere la bellezza della terra santa c’è bisogno della parola della poesia. Mi pare interessante questa descrizione, della poetessa ebrea di origini russe Rachel Bluwstein, morta a Degania, sulla sponda sud del lago di Tiberiade, nel 1931.
La Galilea è la regione più a Nord della terra santa, il suo nome in ebraico (Ghelil ha-Goyîm) vuol dire circondario dei pagani. La storia di questa terra affonda le sue radici nell’età preistorica. Le città come Meghiddo, Hazor, Bet-Shean dicono la storia e l’importanza di questa regione.
Martedì 29 novembre ore 7.30, porta di Damasco, partenza per la Galilea. Il gruppo è composto dal professore Massimo Luca e circa 20 studenti tra ordinari, straordinari e uditori, con noi c’è anche il vescovo emerito di Cuneo, Giuseppe Cavallotto.
Prima tappa Meghiddo la leggendaria città posta al crocevia sulla via Maris, passaggio obbligato dall’Oriente verso il mare. Quello che colpisce di Meghiddo è la conservazione del sito e l’estensione (oltre 5 ettari). Visitando la città ci rendiamo conto della grandezza e dell’importanza della città nelle varie e poche. Nel 1468 a.C. a Meghiddo ci fu una delle più importanti battaglie della storia di Israele. Il faraone Tutmosis III si vantò di aver espugnato Meghiddo per la sua ricchezza e anche per la sua importante posizione geografica.
Da Meghiddo il nostro pulman si dirige verso Nazareth, la fiorita. Qui celebriamo l’eucarestia in una cappella interna al santuario e dopo una breve pausa-pranzo, iniziamo la visita. Prima alla basilica-grotta, dove tutto ebbe inizio, con l’incarnazione, poi al museo e infine terminiamo con la visita alla chiesa greca dove la tradizione apocrifa ricorda l’annuncio dell’angelo a Maria mentre è alla fonte.
Da Nazareth, ormai in pomeriggio inoltrato, prendiamo la strada per Cana. Il villaggio delle nozze, luogo del primo segno della rivelazione di Cristo. In serata arriviamo a Tiberiade per il pernottamento e la cena presso la casa Nova a pochi passo dalle sponde del lago.
Mercoledì 30 novembre dopo la messa celebrata nella chiesa parrocchiale di San Pietro alle 6.30, alle 7.45 partenza per il Nord della Galilea. Il primo sito che visitiamo è la città di Hazor importante centro, ricordato nei testi di esecrazione del XIX e XVIII sec. a.C. Hazor al tempo di Salomone fu fortificata divenendo una ricca città commerciale. Fu completamente distrutta dagli assiri nel 734 a.C. con la conseguente deportazione delle tribù di Neftali e Zabulon.
Anche se il tempo non era dei migliori, ripreso il pulman siamo andati a visitare tel Dan la città più a Nord-est della Galilea. La verde Tel Dan ai piedi dell’Hermon è ricca di acqua e di florida vegetazione. La visitiamo dalle sorgenti, attraversando il bel parco dove il gorgoglio dell’acqua che scorre ci fa da guida fino al sito archeologico. Tel Dan collegava la Galilea con Damasco. Nella Bibbia spesso ricorre la dicitura dei confini e di come Salomone regnava da Dan fino Dan a Bersheva (cf. 1Sam 3,21).
Da tel Dan la compagnia fa rotta verso Banias località sacra al Dio pan e nel NT famosa con il nome di Cesarea di Filippo. Banias è situata ai piedi del massiccio del monte Hermon, qui dopo la sosta per il pranzo, possiamo ammirare le calme sorgenti del Giordano con una vegetazione ricca e varia. Il figlio di erode, Filippo, qui edificò una bella città con il nome di Cesarea, per distinguerla dalle altre la chiamò Cesarea di Filippo. Tra le rovine e le maestose caverne dedicate al dio Pan, abbiamo avuto la possibilità di avvicinare gli iraci, gli animali, simili a conigli citati nella bibbia nel libro dei salmi (104,18) e nel libro dei Proverbi (30,26).
Il tempo non ci accompagna, minaccia pioggia, facciamo in tempo a riprendere il pulman per salire alle pendici dell’Hermon a più di mille metri. Il vento freddo non si proibisce di ammirare il piccolo lago di origine vulcanica di Hula, nel pieno territorio dei Drusi. Da lì, poi, scendiamo con il pulman fino ai confini con la Siria sulle alture del Golan.
Giovedì 1 dicembre giornata intensa. Dopo la messa, colazione, visita di Corazin la città dalle pietre nere di basalto. Qui abbiamo potuto ammirare la sinagoga della stessa epoca di quella di Cafarnao. Eusebio di Cesarea ci dice che già nel IV secolo la città era in decadenza. Fra le rovine vengono alla mente le minacciose parole di Gesù contro Corazin che non ha ascoltato il richiamo alla conversione (cf. Mt 11,20).
Da Corazin, nonostante la pioggia, da cui miracolosamente scampiamo, visitiamo le rovine di Betsaida la città degli apostoli Pietro, Andrea suo fratello e Filippo.
Da Betsaida raggiungiamo, sotto la pioggia battente, Gamla sull’altopiano del Golam. Gamla, fu assediata da Vespasiano e vinta da Tito. A Gamla sorge una delle più antiche sinagoghe d’Israele, completa di bagni rituali e ambienti riservati allo studio. Dopo la visita ci spostiamo nella riserva naturale: uno scenario mozzafiato, dove l’antica Gamla, nel 67 d.C., arroccata su di un colle, si opponeva alle legioni romane. Giuseppe Flavio esaltando e mitizzando Gamla (Gamala) dice che fu espugnata da più legioni romane, alla fine quando i romani entrarono nella città i sopravvissuti: “si gettarono con le mogli e i figli nel precipizio che era stato scavato fino a grandissima profondità sotto la rocca”. (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, IV, 79).
Dai 400 metri di altezza di Gamla scendiamo a Kursi, un’antica città nota ai pescatori per la presenza di numerosi e abbondanti banchi di pesce, in particolare sardine. Qui a Kursi in epoca bizantina è sorto un monastero con tanto di battistero; non lontano vi è una cappella rupestre in memoria della guarigione dell’indemoniato gergeseno (cf. Mt 8,28ss).
Finita la visita, in pulman abbiamo fatto il giro del lago di Tiberiade in meno di trenta minuti eravamo a casa nova.
Venerdì 2 dicembre siamo partiti alle 7.30 con la pioggia in direzione della città crociata di Acco. La prosperità di Acco è legata alla sua posizione geografica, incrocio di due antiche vie commerciali, la via costiera che dall’Egitto conduceva alla Mesopotamia e la via che conduce dal Mediterraneo a Damasco. I tolomei d’Egitto gli cambiarono il nome in Tolemaide così è ricordata negli Atti degli Apostoli (cf. At 21,7). Quando i crociati conquistarono la terra santa, Acco ne divenne il punto strategico e il quartier generale degli ordini militari crociati, in particolare dei cavalieri di S.Giovanni, divenendo il porto più importante del mediterraneo orientale.
Dopo la visita alle meravigliose costruzioni crociate siamo partiti alla volta di Sefforis. La città Sefforis è distante da Nazareth poco più di 6 Km. Gli scavi hanno riconsegnato magnifici mosaici di una suntuosa villa romana (famosa la Monnalisa di Sefforis) e la sinagoga con il pavimento interamente mosaicato.
Dopo il pranzo partiamo alla volta del monte Tabor per ammirare lo splendido panorama della valle di Esdrelom, qui fin dal III secolo i cristiani hanno ricordato la trasfigurazione di Gesù.
Durante la cena, in un clima familiare e fraterno, abbiamo voluto ringraziare il prof. Massimo Luca per la sua pazienza e dedizione augurandogli ogni bene anche in vista del compleanno.
L’ultimo giorno dell’escursione l’abbiamo dedicata ai santuari lungo il lago di Tiberiade. Beatitudini, Tabga e Cafarnao, la città di Gesù. Le rovine di un antico villaggio posto sulla strada di confine, dove i discepoli con Gesù annunciavano il regno di Dio. La casa memoriale di Pietro e la sinagoga dove Gesù fece il famoso discorso circa il pane della vita (cf. Gv 6,22-66).
Dopo il pranzo, la bella compagnia ha ripreso il pulman, breve sosta a Gerico e poi ritorno a Gerusalemme.