La fuga in Egitto è un racconto biblico descritto nel vangelo di Matteo (cf. Mt 2,13-23). L’Egitto era un luogo favorevole per un rifugio poiché era al di fuori dell’autorità di Erode, ma rimaneva allo stesso tempo entro l’area di governo romana, collegata con Israele dalla cosiddetta “via del mare”. Il testo matteano racconta il ritorno in Giudea solo dopo la morte di Erode il Grande, avvenuta intorno al 4 d.C.. In realtà la Santa Famiglia deviò verso la Galilea a causa del carattere violento di Archelao, successore di Erode in Giudea fino al 6 d.C. La Galilea era governata all’epoca da Erode Antipa, un sovrano più mite. Il ritorno dall’Egitto è commentato da Matteo con il testo di Osea 11,1, che ricorda il ritorno di Israele dall’Egitto. In tal modo la vicenda messianica di Gesù è raffigurata sullo sfondo della storia di Israele.
La vicenda della fuga in Egitto nel quadro teologico di Matteo non ha un corrispettivo nelle testimonianze storiche antico egiziane. Non si hanno infatti documenti di una chiesa in Egitto prima del 200 d.C. e i primi itinerari del viaggio della Santa Famiglia iniziano con Teofilo, all’inizio del IV sec.
A partire dai racconti dei vangeli apocrifi, questa tradizione della Chiesa Copta in Egitto si è sviluppata intorno a diversi siti, quali la chiesa dei Santi Sergio e Bacco, nella città vecchia del Cairo, luogo ritenuto come memoria del riposo della Santa Famiglia, Fustat, Kasr (=Castrum), Deir Gebel El-Teir, Mount Qussqam (Deir al Muharraq) nell’Alto Egitto e infine Dronka, il sito più a sud nel quale sia venerata la presenza della Santa Famiglia.