Centenario SBF. Visita del Ministro Generale

Il 17 aprile 2024 P. Massimo Fusarelli, Ministro Generale OFM e Gran Cancelliere della Pontificia Università Antonianum, e il Vicario Generale dell'Ordine, P. Ignacio Ceja Jiménez, hanno fatto visita allo SBF in occasione del Centenario dalla fondazione. Li accompagnavano il Custode di Terra Santa, P. Francesco Patton, il Visitatore Generale per la Custodia di Terra Santa, P. Alojzy Sławomir Warot, e il Visitatore-Assistente, P. Marcello Ghirlando.

P. Eugenio Alliata ha accompagnato il Ministro Generale e il Vicario in visita al Museo. In seguito è stata celebrata la S. Messa nella Cappella della Flagellazione, alla quale hanno preso parte professori e studenti dello SBF. P. Fusarelli si è poi intrattenuto a pranzo con i membri della Fraternità del convento della Flagellazione e alcuni ospiti.

Seguono l'indirizzo di saluto rivolto ai presenti dal Decano Fr. Rosario Pierri all'inizio della Celebrazione Eucaristica e l'omelia del Ministro.

Indirizzo di saluto del Decano Fr. Rosario Pierri

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Reverendissimo Ministro Generale, Gran Cancelliere della Pontificia Università Antonianum,
caro padre Massimo Fusarelli,

Reverendissimo Custode di Terra Santa, caro padre Francesco Patton,

Cari confratelli, amiche e amici,

è con grande gioia che oggi siamo riuniti intorno alla mensa dell'Eucaristia per celebrare insieme la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, unendoci a Nostro Signore Gesù, che si darà a noi, come ogni giorno, nel pane e nel vino.

Nella tua persona, caro padre Massimo, vediamo non solo il successore di San Francesco, ma sentiamo anche la vicinanza e la solidarietà del nostro amato Ordine, come in te, caro padre Francesco, riconosciamo il sincero affetto e il costante sostegno che la Custodia di Terra Santa non ha fatto mai mancare a noi tutti dello Studium Biblicum Franciscanum.

Il buon Dio, nonostante tutto, ci dona la possibilità, caro padre Massimo, di fare memoria oggi insieme a te, che sappiamo ami la Terra Santa, del centenario della fondazione della nostra scuola biblica.

Ci è data l’occasione per riflettere sulla sua storia e la sua identità. Ufficialmente lo Studium fu inaugurato il 7 gennaio del 1924, ma sarebbe riduttivo guardare solo a quella data, pur considerando il contesto nel quale maturò il progetto della sua erezione.

Senza pretesa di rivendicare meriti o d’essere stati pionieri nel campo della ricerca archeologica e biblica, si può dire che i Frati, da quando sbarcarono in Terra Santa, non abbiano mai smesso di andare alla ricerca di memorie evangeliche da acquisire e custodire. E mentre in Europa il dibattito sull’interpretazione della Sacra Scrittura infiammava le aule universitarie e dei seminari, nell’Oltremare qualcuno andava maturando un metodo che mirava ad armonizzare una solida conoscenza delle lingue bibliche con una altrettanto accurata conoscenza dell’ambiente della Terra Santa e delle terre bibliche limitrofe, riconoscendo incondizionatamente alla Tradizione il ruolo che le spetta.

Non pensiamo di enfatizzare con toni eccessivi questa celebrazione nel dire che per noi essa assume oggi un carattere di dichiarazione di fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. Gli ultimi tragici eventi, che stanno funestando la Terra Santa, danno la misura delle difficoltà che tanti nostri predecessori hanno vissuto in questa benedetta terra, senza parlare delle sofferenze subite dalla popolazione locale. Noi condividiamo in minima parte tali difficoltà e sofferenze. Le generazioni precedenti ci hanno lasciato un patrimonio immenso da custodire e far conoscere fino ai confini del mondo. È sempre presente alla memoria del cuore il loro esempio di una vita spesa per la testimonianza e la ricerca fondata sulla preghiera.

Abbiamo dedicato due anni fa la nostra Facoltà alla Beatissima Vergine Maria, Sedes Sapientiae, Madre di Nostro Signore Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo a Nazaret, nato a Betlemme, morto e risorto a Gerusalemme. Questi ed altri Luoghi Santi sono il Quinto Vangelo nel quale, caro padre Massimo, abbiamo la grazia di vivere e svolgere il nostro servizio.

La Madre Santissima e San Giuseppe, falegname di Nazaret, continuino ad assisterci nella nostra missione.

Omelia del Ministro P. Massimo Fusarelli

Saluto voi tutti fratelli con le parole di San Francesco: “il Signore vi dia pace”.

Senza fare troppi elenchi, saluto veramente di cuore Fr. Francesco, Custode di Terra Santa, e il Vicario Generale, che è anche il Delegato del Definitorio per la Custodia. E così anche il Visitatore generale, Fr. Alojzy, e il Visitatore assistente, Fr. Marcelo, che iniziano in questi giorni il loro servizio.

Saluto il Decano della Facoltà e lo ringrazio per le sue parole iniziali.

E ringrazio tutti voi: permettetemi, dai più vecchi ai più giovani, Fr. Claudio, Fr. Eugenio, Fr.  Tomislav, e tutto il resto della vostra comunità e saluto gli studenti - che conosco meno, ma sono l’anima e la ragion d’essere di questo Studium.

La parola che abbiamo ascoltato al capitolo 8 degli Atti degli Apostoli mi sembra quanto mai rivolta a noi oggi. La persecuzione che scoppia a Gerusalemme costringe la prima comunità - lo sapete bene - ad uscire da Gerusalemme: ma ad uscire, in un certo senso, da se stessa. Era una comunità che era nata e si era formata sempre qui a Gerusalemme. La persecuzione la costringe alla diaspora e alla dispersione.

E così inizia quello che negli Atti degli Apostoli possiamo chiamare “il cammino, il viaggio della parola di Dio” che non si fermerà qui.

Il frutto di questa diaspora è proprio l’annuncio di questa parola e abbiamo ascoltato accompagnato da segni e da grande gioia: in particolare nella città di Samaria, dove Filippo si reca. Ma questa è una caratteristica che ritroviamo sempre negli Atti degli Apostoli: i segni e la grande gioia.

Insieme al martirio di Stefano e alla persecuzione che ne deriva, la giovane comunità dei discepoli di Gesù ritrova se stessa “oltre a se stessa”, al di là di se stessa. Sappiamo dai capitoli successivi degli Atti degli Apostoli e da quello che vivono Pietro prima e poi Paolo che questa apertura sarà fondamentale, perché l’annuncio a tutte le genti cominci a prendere forma.

Questo viaggio della parola di Dio è tipico: ci ricorda innanzitutto che la parola di Dio è viva. Lo dirà la Lettera agli Ebrei che “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (4,2), ma è anche una parola in movimento, non è una realtà statica. Non potrebbe essere diversamente, perché fin dal primo istante della creazione Dio ha parlato: questo vuol dire che Dio si è rivolto all’altro da sé, che è la Creazione, che sappiamo dalla Bibbia non essere un’emanazione della divinità, ma un tu, un soggetto a cui Dio si rivolge e che grazie alla Sua parola, vive.

Il dirsi di Dio nella vita e nella storia ha impresso alla stessa un movimento che continua fino ad oggi.

Potremmo dire con la Dei Verbum che “attraverso gesti e parole intimamente connessi” Dio parla, si fa vicino al mondo, si fa prossimo alla realtà. Lui, come abbiamo ascoltato dal Vangelo di Giovanni, che non vuole perdere nulla e nessuno di quanti ha dato al figlio. Dio parla con la sua Parola che è il suo stesso essere rivolto a noi, parla perché tutti siamo salvi cioè siamo nella vita piena che Vangelo di Giovanni anche al capitolo 6° ci annuncia: “Io sono il pane della vita”.

Quella vita che fin dall’inizio del Quarto Vangelo è come il sole, la luce che anima la manifestazione di Dio in Gesù Cristo, il Verbo della vita.

Ho trovato qualche assonanza nel modo in cui Francesco d’Assisi parla della parola di Dio: sappiamo che per Francesco la parola di Dio è intimamente legata allo Spirito Santo che ne è il principio vitale.

Grazie allo Spirito abbiamo ricevuto la parola: e il viaggio della parola continua in noi, secondo Francesco, come in Maria nell’Annunciazione, grazie all’azione costante dello Spirito, che fa sì che quelle parole che riceviamo dalla Scrittura siano per noi - dice Francesco – vita, siano per noi Spirito e Vita.

Sarebbe interessante – ma non abbiamo il tempo, e conosciamo i passi di Francesco – ripercorrere le sue parole, veramente da profondo teologo, dove Francesco vede la Parola di Dio come una realtà viva, animata: non è solo un’idea. Ma è una vita che si offre a noi e che nello Spirito diventa Vita in noi e continua il suo cammino e ci mette in cammino.

Per questo Francesco ci teneva tanto ogni giorno – anche quando non poteva partecipare alla Messa – ad ascoltare il Vangelo del giorno, parola viva. Per questo Francesco – lo ricordavamo poc’anzi al museo – amava raccogliere anche i frammenti delle odorifere parole del Signore: non solo da quei documenti liturgici che poteva trovare sparsi nelle chiese ma anche nelle parole degli autori estranei alla parola di Dio, “profani”, diremmo noi.

Da ogni parola – dice Francesco – possiamo ricostruire il nome di Dio.

Ogni parola è animata dalla Parola.

Tutto questo, cari fratelli, mi ha offerto la meditazione sulla parola odierna, per dirvi come ormai da cento anni il servizio di questo Studium Biblicum Franciscanum, con tutto ciò che lo ha preceduto come presenza e vita dei frati Minori in questa terra benedetta, sia al servizio di questo viaggio della Parola di Dio.

Ed è quanto mai importante che questo viaggio abbia un fondamento, una solidità, come quella che lo studio accurato che svolgete allo Studium Biblicum ha garantito e portato avanti nei cento anni della sua storia. Grazie per questo e continuate così nel nome del Signore e con la gratitudine dell’Ordine e della Chiesa.

Foto P. G. Pinto Ostuni, CTS