
1. La cappella della Flagellazione
La chiesa della Flagellazione fu costruita nel XII secolo dai crociati quando la tradizione medievale ha identificato la fortezza Antonia con il pretorio di Pilato e di conseguenza vi ha localizzato la flagellazione e la condanna a morte di Gesù. Secondo gli Atti degli Apostoli anche S. Paolo fu rinchiuso nella fortezza Antonia prima di essere trasferito a Cesarea e poi a Roma (At 21,34).
L'edificio andò in rovina dopo la fine del regno crociato ma non scomparve del tutto perché fu usato come stalla e bottega artigiana. Nel 1838 l'emiro Ibrahim Pasha lo cedette ai francescani di Terra Santa, i quali lo restaurarono subito grazie alla generosità del duca Massimiliano di Baviera, come attesta l'iscrizione nella lapide della facciata. La cappella della Flagellazione fu ricostruita da Antonio Barluzzi nel 1927-1929 e fu abbellita con pregevoli opere d'arte.
→ M. Luca - Via Dolorosa. 1. La cappella della Flagellazione

2. La Cappella della Condanna
La Cappella della Condanna fu costruita nel 1903-1904 dal francescano fra Wendelin da Menden sulle rovine di una cappella del XIII secolo. Il santuario ha il titolo della Condanna e dell'Imposizione della Croce.
Il pavimento è formato da grandi lastre di pietra striata e continua oltre la parete nell'adiacente proprietà delle Suore di Sion (Ecce Homo). Le striature erano scolpite nelle pietre delle strade in salita per evitare agli animali da soma di pattinare sulla pietra mentre trainavano carri. La strada fu realizzata nel 135 d.C. da Adriano quando l'imperatore fece ricostruire Gerusalemme. Le pietre confermano che lì c'era una strada in salita (o discesa) che ascendeva fino alla cima del Betzetà, uno dei cinque colli sui quali era sorta Gerusalemme. All'esterno della cappella si vede una parte del banco di roccia che appartiene alla cima del colle. Alcune di queste pietre recano incisi i giochi dei soldati.
→ M. Luca - Via Dolorosa. 2. La Cappella della Condanna
3. La Fortezza Antonia
Nel II secolo a.C., nell'area a nord-ovest della collina del tempio sorgeva una torre chiamata "Baris" cioè "fortezza". Nel 35 a.C. Erode, ristrutturando la torre, costruì la fortezza chiamata "Antonia", in onore di Marco Antonio membro del Triunvirato romano (AG 15,409; GG 1,75). Lo storico Giuseppe Flavio descrive la fortezza come un palazzo regio con quattro torri (GG 5,242), un porticato e una scalinata, che la collegava direttamente con l'area del tempio (GG 2,330; 5,243).
La tradizione medievale ha identificato la Fortezza Antonia con il pretorio di Pilato e di conseguenza vi ha localizzato la Flagellazione e la Condanna a morte di Gesù.
→ M. Luca - Via Dolorosa. 3. La Fortezza Antonia
4. Ponzio Pilato
A Cesarea Marittima durante gli scavi del teatro fu ritrovata una pietra con iscrizione in lingua latina sulla quale si legge: Tiberieum Pontius Pilatus praefectus Iudeae "Ponzio Pilato, prefetto di Giudea". Il reperto originale si trova esposto all'Israel Museum di Gerusalemme.
Nel 6 d.C. i Romani destituirono Archelao (AG 17,355) e decisero di governare la regione con i prefetti. I prefetti appartenevano all'ordine equestre, un ordine sociale e militare dell'antica Roma, funzionari pubblici che esercitavano funzioni in ambito civile e militare. Coponio fu il primo prefetto di Giudea (6 d.C.) e ricevette lo jus gladii (l'autorizzazione per condannare ed eseguire una pena di morte contro un cittadino romano) e tale diritto fu accordato anche ai suoi successori.
Pilato appartiene alla classe degli equites, cavalieri, e non è membro del senato romano, perciò non poteva diventare "legato", carica cui era subordinato. Secondo Giuseppe Flavio Ponzio Pilato è epitropos cioè procuratore (GG 2,169). Il titolo non è confermato dall'iscrizione ritrovata nel teatro che invece lo qualifica "prefetto di Giudea". Solo i senatori potevano essere governatori e i senatori avevano il nome composto da tre nomi mentre gli equites da due, come Ponzio Pilato. Le province romane meno importanti generalmente erano governate da uomini del ceto sociale di Pilato per l'esercizio della sovranità amministrativa e militare di Roma.
→ M. Luca - Via Dolorosa. 4. Ponzio Pilato
5. Storia della Via Crucis
Alla fine del IV secolo Egeria registra una devozione gerosolimitana per commemorare gli avvenimenti sorti nei luoghi stessi della Passione.
Al tempo dei crociati questi luoghi divennero tappe di un percorso ben determinato attraverso le vie di Gerusalemme. Nel XVI secolo questo percorso fu chiamato "Via Dolorosa".
Nel secolo XIV i frati francescani presero l'iniziativa di accompagnare i pellegrini in un ampio giro devozionale. Si partiva dal convento del Cenacolo sul monte Sion, si scendeva al S. Sepolcro, al Getsemani, si percorreva la valle del Cedron per ritornare al Sion. Il giro era chiamato "Santo circolo" perché toccava i luoghi santi della città e consentiva ai pellegrini di meditare gli eventi salvifici e ottenere le indulgenze annesse. Di solito si compiva questo rito prima dell'alba per non essere disturbati o distratti. Il "Santo circolo" comprendeva soprattutto le tappe legate alla Passione del Signore, le quali hanno suscitato nei pellegrini il desiderio di promuovere e riproporre in patria l'emozione spirituale vissuta a Gerusalemme.
→ M. Luca - Via Dolorosa. 5. Storia della Via Crucis
6. Le stazioni della Via Crucis e luoghi correlati lungo le vie di Gerusalemme

Prima stazione: il pretorio
Tutta la zona della fortezza Antonia è chiamata "pretorio" o "casa di Pilato". Alcuni distinguono tra pretorio e casa per la presenza della moglie (Mt 27,19). Secondo una tradizione sviluppatasi nel 1700 le due parti, casa e pretorio, erano unite da un arco che passava sopra la strada. Oggi non si ritiene valida questa interpretazione e si discute il luogo del pretorio. Da sempre si è cercato di localizzarlo lungo la via Dolorosa. Il fatto che anche le altre confessioni cristiane localizzino l'inizio degli eventi della Passione in questo settore di Gerusalemme prova l'acquisizione della tradizione, sebbene ciascuna confessione abbia sviluppato luoghi propri.
Salendo dalla terza stazione abbiamo nell'ordine il pretorio dei greci, poi quello delle suore di Sion con l'arco dell'Ecce Homo, infine quello dei francescani. Quando però si celebra la Via Crucis, tutti incominciano dal cortile della scuola musulmana Der Bilat, che si trova di fronte ai francescani. La scuola faceva parte della fortezza Antonia, indicata come luogo della condanna di Gesù, ed era affacciata sulla spianata del Tempio, dove Pilato presentò Gesù e lo condannò. Secondo Giuseppe Flavio il Tempio stava nell'angolo nord-ovest della spianata, vicino alla Fortezza Antonia. Perciò alcuni studiosi propongono che il Tempio stesse lì vicino, nel luogo dove oggi si trova la "Cappella degli spiriti".

Seconda stazione: Chiesa della Condanna e dell'Imposizione della Croce
I resti di una chiesa di epoca bizantina furono scoperti alla fine del secolo scorso. Nel 1904 fra Vendelino da Menden la ricostruì. La chiesa è dedicata alla Condanna di Gesù e all'Imposizione della Croce. Conserva il piano bizantino dalla forma quadrata di 10 metri per lato. L'abside è orientata a est. Sulle pietre del pavimento interno si vedono i giochi dei soldati romani. All'esterno, nel cortile che unisce questa chiesa con quella della Flagellazione si conservano diversi resti antichi, patrimonio del museo locale. Il convento che si affaccia sul cortile è il convento della Flagellazione, sede dello Studio Biblico Francescano. Sulla parete vicino alla cappella i frati dello SBF tengono esposta la pianta di Gerusalemme del tempo di Gesù.
Cappella e Arco dell'Ecce Homo
Lungo la via Dolorosa, dopo il convento della Flagellazione, si apre l'arco detto dell'Ecce Homo. L'arco è in parte annesso al Monastero delle Suore di Nostra Signora di Sion. Sebbene gli studiosi ritengano che l'arco sia stato eretto soltanto dopo l'anno 135 - quando Gerusalemme fu ricostruita e chiamata Aelia Capitolina, dal nome dell'imperatore romano Aelio Adriano - una tradizione locale lo indica come la porta del Pretorio da cui Ponzio Pilato avrebbe presentato Gesù alla folla esclamando: «Ecco l'Uomo!». L'arco è però del II secolo e ha tre fornici: una porzione di quello centrale sormonta la strada, quello minore di sud è nascosto da costruzioni recenti, mentre quello di nord fu inglobato nell'attigua chiesa, che dal 1902 reca il nome di "Ecce Homo".

Terza stazione: Cappella della prima caduta
La Terza stazione, prima caduta di Gesù, è fissata in fondo nella valle del Tyropeion che attraversa la città di Gerusalemme, scendendo dal colle di Betzetà. La cappella è proprietà del Patriarcato Armeno Cattolico e accanto si trova la loro chiesa parrocchiale. Nel periodo ottomano una colonna di marmo spezzata, addossata a un muro, indicava le stazioni. Questo segno è ancora visibile alla terza e in alcune altre stazioni. La colonna indicante la terza stazione si trova alla base del muro laterale di un edificio arabo d'architettura turca. Nel periodo ottomano l'edificio era un bagno turco chiamato Hammam el-Sultan. La testimonianza di Elzeario Horn dice che nel 1741, il bagno non funzionava, perché non era più alimentato dall'acquedotto. All'esterno della stazione si vede molto bene l'ingresso del bagno, con tre cupole caratteristiche di quest'ambiente, le colonne della facciata e le tre porte che introducevano negli ambienti tipici delle terme, il bagno freddo, quello caldo, lo spogliatoio, la sala massaggi, ecc. Nel 1947-1948 il bagno divenuto oratorio è stato completamente restaurato e rinnovato grazie alle offerte devolute dai soldati polacchi di stanza in Terra Santa durante la Seconda guerra mondiale.

Quarta stazione: Cappella dell'incontro di Gesù con sua Madre
Secondo la tradizione di Gerusalemme Maria vede e segue Gesù da lontano, accompagnata da Giovanni e Maria Maddalena. La cappella della Quarta stazione dedicata allo "spasimo" (incontro di Gesù con sua Madre) si trova nella cripta della chiesa armena, sotto il livello della strada, a 3-4 metri di profondità. Le carte di Gerusalemme dell'epoca post-crociata (XIII -XIV secolo), indicano in questo luogo la presenza di una chiesa chiamata S. Maria dello Spasmason, un titolo greco che suppone la presenza di una chiesa della comunità locale sopravvissuta nel periodo mamelucco e ottomano. Progressivamente la chiesa andò in rovina. Alla fine XIX secolo gli Armeni cattolici riscattarono la proprietà. L'archeologo francese Charles Clermont-Ganneaou diresse la campagna di scavo. In profondità trovò i resti di una chiesa con i due mosaici esibiti nella cripta. Uno di essi è formato da grandi tessere bianche e appartiene alla navata della chiesa; l'altro, situato in una delle absidi, è formato tessere piccole e raffigura un paio di sandali dentro un medaglione. L'interpretazione popolare vuole sia stato il luogo dove stava Maria quando incontrò Gesù. Il mosaico risale al periodo romano e bizantino quando il medaglione con sandali indicava l'ingresso di un bagno termale e il mosaico ricordava a quanti entravano di togliere i sandali. Entrambe le stazioni, Terza e Quarta, erano parte del bagno turco.

Quinta stazione: Cappella del Cireneo
Il domenicano Ricoldo da Monte Croce, che visitò la Terra Santa nel 1294, così lasciò scritto: "(dopo la stazione dell'incontro di Gesù con la Madonna) vi è una via per traverso che conduce alla città dove imposero a Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, di portare la croce di Gesù. Lì vicino vi è un luogo (abitazione) che fu dei Frati minori" (ELS 910,5). Questa testimonianza conferma la tradizione unanime degli scrittori francescani che fanno risalire al secolo XIII l'ingresso dei frati in Gerusalemme. Solo nel 1889, a caro prezzo e con molte difficoltà, la Custodia di Terra Santa poté riscattare il luogo della Quinta stazione. La cappella primitiva fu completamente rinnovata nel 1982. Simone di Cirene veniva dalla campagna quando incontrò Gesù. L'episodio pone il problema del muro e della porta della città. La porta di Damasco è antica ed è vicina. Si discute sulla sua posizione al tempo di Gesù. La porta stava nella valle, una via naturale, e quindi la città doveva avere una porta di accesso, chiamata porta di Efraim costruita in direzione di Nablus - Sichem. Simone di Cirene, un uomo qualunque, forse straniero, forse sulla via di casa, viene costretto dai soldati a farsi carico della croce, dividendone il peso con Gesù.

Sesta stazione: Cappella dell'incontro di Gesù con la Veronica
La strada dalla Quinta sale alla Settima Stazione. A metà tragitto si trova la cappella della Sesta stazione appartenente alla comunità greco-cattolica. Qui si ricorda l'incontro di Gesù con la Veronica. La Veronica corre incontro a Gesù mentre porta la croce per asciugargli il volto e donargli un po' di sollievo. Anche qui Gesù ha bisogno di essere aiutato… e adesso, dopo l'aiuto ricevuto da un uomo, si lascia aiutare da una donna e si lascia asciugare il volto. La Veronica diventa l'icona di colui che corre incontro al povero-fratello che passa, ad aprigli il cuore perché nel fratello riconosce il volto del Cristo. La cappella è opera di Antonio Barluzzi ed è custodita da una comunità di Piccole Sorelle. All'esterno sulla via una colonna indica la stazione. I pellegrini iniziarono a identificare questo luogo con la casa della Veronica, una figura complessa della tradizione apocrifa e ecclesiastica. Veronica è la donna emorroissa, Berenice in greco, da cui in latino Verenice e poi Veronica. Secondo gli Atti di Pilato o vangelo di Nicodemo (...) la Veronica dipinse un velo con la figura del volto di Gesù. Questo volto dipinto è venerato nel santuario di Manoppello, in Abruzzo (Italia). Una tradizione posteriore ha cambiato ulteriormente il racconto divenuto quello celebrato nella Via Crucis: la Veronica asciugò il volto di Gesù, che è rimasto impresso sulla tovaglia.

Settima stazione: Cappella della seconda caduta
Una cappellina ricorda la seconda caduta di Gesù sotto il peso della Croce. Sopra questa cappella i francescani costruirono un'altra cappella, affidata alla comunità copto-cattolica. Il quadro affisso all'ingresso della stazione ricorda l'evento. La cappella è sorta su una fucina dove si lavorava il ferro. La stanza è poggiata su pilastri di epoca differente, crociata e forse bizantina. I pilastri inglobano una colonna, posta bene in vista. Lo stile è evidente; non si tratta di una colonna del I secolo, perché la base della colonna è comune a quelle del II secolo, del tempo di Adriano. La colonna è molto più grande di quelle del cardo, è alta 5 metri. Le altre colonne del cardo sono alte invece 4 metri. La diversità potrebbe indicare che qui c'era l'incrocio tra il cardo e il decumano, probabilmente il tetrapilon, monumento tipico che i Romani costruivano a questi incroci. Sotto il pavimento della cappella non sono stati però ritrovati resti del cardo. Il muro di pietre rozze della cappella appartiene a Aelia Capitolina ed è fondato direttamente sulla roccia. Il riscontro è per noi molto importante perché indica che al tempo di Gesù questo luogo si trovava all'esterno delle mura cittadine.

Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Il luogo dell'Ottava stazione è indicato un poco ad ovest della Settima stazione da una croce scolpita su una pietra del muro del convento greco-ortodosso di S. Caralambos. Sotto il medaglione si vede la base di una colonna, che indicava la stazione. In questa stazione più che nelle altre, il Messia sofferente diventa il profeta sofferente che annuncia le sorti terribili degli abitanti della città. Gesù chiede alle figlie di Gerusalemme di piangere su sé stesse e i loro figli perché la loro maternità sarà causa di sofferenza. Gesù qui pronuncia una sentenza tremenda con la quale stabilisce che la sterilità diventa oggetto di beatitudine, non la maternità.
Nona stazione: Cappella della terza caduta
La Nona stazione viene localizzata da una colonna incastrata presso la porta del convento copto-ortodosso, dietro l'abside della basilica del S. Sepolcro. In linea d'aria la distanza, tra l'Ottava e Nona stazione, è brevissima. Le case costruite in questa zona obbligano però a fare un ampio giro per raggiungere quest'ultima stazione. Nell'edificio sottostante, il monastero di Sant'Alessandro, sono state ritrovate le fondamenta del tempio costruito da Aelio Adriano sopra i luoghi cristiani del Calvario e della Tomba. Oggi si trova al centro della città, al tempo di Gesù stava all'esterno delle mura. Lì accanto si vedono le rovine di una porta ritenuta essere la Porta Giudiziaria, la porta attraverso la quale uscivano i condannati per raggiungere il luogo del supplizio. Gesù uscì da questa porta per raggiungere il luogo detto Gòlgota (Calvario) dove fu crocifisso. Presso la porta si è sviluppato il ricordo della terza caduta di Gesù. Si ritiene che qui fosse stata affissa, secondo l'uso antico, una copia della sentenza di morte pronunziata contro il Re dei Giudei.
Le tre cadute di Gesù derivano da alcune riflessioni che ci riportano a quel Venerdì Santo quando Gesù attraversò le strade affollate di Gerusalemme. Aveva le mani legate al patibulum, il pesante braccio orizzontale della croce che avrebbe pesato qualche decina di chilogrammi. Gesù aveva sofferto e lottato al Getsemani dove sudò sangue, era stato abbandonato da tutti, era stato flagellato, coronato di spine, deriso e umiliato. Nel percorrere le vie di Gerusalemme fino al Gòlgota, riceve spinte e insulti. Diventa spontaneo pensare che in queste condizioni sia caduto incespicando, e immaginare con quale violenza il patibulum avrebbe infierito sulle sue spalle provate e sul collo avendo le mani legate. Cadendo non poteva mettere le mani avanti e impedire di rovinare sulla sua faccia.

Nella Basilica del Santo Sepolcro: X-XV stazioni
Il P. Virgilio Corbo scrive: "I Crociati conquistarono Gerusalemme il 15 luglio 1099 e subito si dettero da fare per sciogliere il loro voto alla tomba del Signore. Dalla relazione del pellegrino russo l'abate Daniele (1106-1107) sappiamo dei primi restauri all'edicola del secolo XI. Però questo primo ritocco all'edicola non è che una primizia; nel 1119 l'edicola fu completamente rifatta per opera dello scultore bolognese Renghiera Renghieri. In questo rifacimento i Crociati vollero rifare anche il vestibolo alla santa tomba che era sparito con il taglio costantiniano. L'opera grandiosa dei Crociati parte da un concetto architettonico nuovo: è l'arte romanica che dà la nuova fisionomia al S. Sepolcro, pur conservando molto del restauro del secolo precedente. (...) L'idea dei Crociati è che il mausoleo di Cristo debba essere il centro del culto; perciò, non solo completarono le decorazioni musive del secolo XI, ma facendo sparire il Triportico vi inserirono il completamento del grandioso Chorus Dominorum con i due transetti, tutto legato all'Anastasis da grandi aperture. In questo rifacimento romanico anche lo sperone del Golgota fu rivisto come unità nella nuova architettura, anche se doppiato nella sua dimensione e servito da un ingresso nobile nella splendida facciata di sud. Nacque così il complesso degli edifici attorno alla tomba di Cristo, che oggi noi pure possiamo vedere, anche se nel secolo scorso, dopo il grande incendio del 1808, fu deturpato nella sua bellezza romanica dall'infausto restauro del greco Komninos". Ristrutturando lo sperone del Golgota i Crociati crearono un piano sopraelevato per accedere al luogo dove fu innalzata la croce di Gesù. Allo stesso tempo sfruttarono il nuovo piano per separare i luoghi legati della Passione di Gesù creando la cappella della Spoliazione (Decima stazione) e della Crocifissione (Undicesima stazione), la Cappella della Morte in Croce di Gesù (Dodicesima stazione). Ai piedi della roccia del Golgota crearono il luogo della deposizione dalla croce e dell'unzione (Tredicesima stazione). Il Sepolcro di Gesù si trova vicino al Golgota dove la Via Crucis tradizionale si conclude con la deposizione del corpo di Gesù in questo sepolcro (Quattordicesima stazione). A Gerusalemme però l'annuncio pasquale della risurrezione prevale sempre perché Gesù è risorto da questo sepolcro (Quindicesima stazione).
→ M. Luca - Via Dolorosa. 6. Le stazioni della Via Crucis