A cura di Don Mauro Evangelista
Il tempo dell’escursione in Galilea-Golan è stato sicuramente un momento molto atteso per noi studenti del primo anno. Questo tempo proposto dallo SBF si è rivelato un ottimo stacco culturale che ha saputo unire lo studio alle realtà meravigliose che questa terra sa offrire. Bisogna anche dire che come gruppo, formato dal prof. Massimo Luca, docente di Geografia biblica ed Escursioni biblico-archeologiche in Terra Santa, e 30 studenti, tra ordinari, straordinari ed uditori, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di gustare ogni attimo trascorso in questa regione del Nord vissuto come un grande arricchimento per la nostra formazione.
Martedì 26 novembre partiamo da Gerusalemme per dirigerci verso la prima tappa che è stata Meghiddo, menzionata in uno dei testi più antichi della Bibbia, il cantico di Debora (Gdc 5,19-21), proposto anche come lettura di meditazione. Qui cadde il Re Giosia contro il faraone Necao (2Cr 35,20-25). Da lì a pochi anni cadde anche il regno di Giuda. A causa di questa grande sconfitta, Meghiddo assumerà il valore simbolico della battaglia finale di Armaghedòn (Ap 16,16). Molto bello anche come il sito si è conservato.
Da qui ci siamo recati a Nazaret, nella Basilica dell’annunciazione, la casa nella quale l’angelo Gabriele è apparso a Maria. A tanti di noi è risultato impressionante sentire l’Hic dell’incipit Verbum caro factum est durante la preghiera dell’Angelus.
La prima giornata si è conclusa con la sistemazione nell’albergo ed una passeggiata piacevole lungo il lago che ricorda la forma di una cetra. Abbiamo goduto del servizio di accoglienza della “koinonia” di “S. Giovanni Battista” che gestisce da alcuni anni la “Casa Nova” francescana a Tiberiade. Quest’ultima si affaccia sul lago di Galilea, donando a tutti noi, grazie anche al buon Dio che ci ha deliziato con una condizione climatica molto piacevole, dei bei momenti di preghiera, di studio e di condivisione.
Mercoledì 27 novembre partiamo per Corazin, famosa per gli anatemi che Gesù scaglia su di lei. Qui abbiamo potuto ammirare i resti di una sinagoga in pietre nere di basalto.
Procediamo diretti verso Betsaida Julia, ricordata come il luogo dove il Signore fece molti prodigi e tra questi la guarigione di un cieco (Mc 8,22-26).
Poi ci siamo diretti a Katzrin, conosciuta per il suo vino pregiato. Al Museo sono esposti reperti provenienti da tutto il territorio del Golan di cui Katzrin è la capitale. I preziosi elementi decorativi ed architettonici offrono una eloquente testimonianza sul passato ebraico e cristiano di questa zona.
A coronamento di una giornata già ricca abbiamo avuto il piacere di ammirare la suggestiva riserva naturale di Gamla, un promontorio dal quale si domina con la vista l’intera vallata e si intravede il lago di Galilea. Nella riserva ci sono diversi punti da cui ammirare il panorama e da uno di questi abbiamo potuto vedere da lontano anche degli avvoltoi custoditi dalla riserva ed una cascata molto suggestiva. Questa città fu conquistata nell’80 a.C. da Alessandro Ianneo, anch’essa prese parte alla prima guerra giudaica, di conseguenza fu successivamente assediata dalle truppe romane di Vespasiano.
Sulla via di ritorno passiamo per Kursi, anticamente nota come città di pescatori. In questo luogo, in epoca bizantina, sorse un monastero con un battistero. Poco distante dal sito è possibile scorgere una cappellina dedicata alla guarigione dell’indemoniato geraseno (Mc 5,1-20).
Nella terza giornata abbiamo visitato Hazor, risalente al III millennio a.C., città conquistata da Giosuè (Gs 11,1-4) che avrebbe fatto da capoluogo all’Alta Galilea. Salomone la potenziò dal punto di vista economico facendone anche un centro di commercio fiorente; fu distrutta dopo la conquista assira del 732 d.C. La stratigrafia ci testimonia il succedersi di numerose civiltà, ognuna delle quali porta con sè le proprie peculiarità nelle differenti strutture architettoniche.
Da lì ci siamo diretti verso Tel Dan in una zona che collegava la Galilea con Damasco (1Sam 3,21). Qui abbiamo percorso un sentiero ricco di vegetazione sfiorando delle rocce sorgive del fiume Dan fino ad arrivare sul sito archeologico. Dan fu, insieme a Betel, uno dei due santuari in cui si concentrò il culto del Regno del Nord. Gli scavi fatti nel 1967 hanno rinvenuto diverse strutture riconducibili al santuario ed agli edifici dell’antica città.
Ai piedi del monte Hermon abbiamo potuto ammirare Banias, città dedicata a Pan, dio dei boschi. Questa venne scelta come capitale del Regno da Erode Filippo e chiamata: “Cesarea” in onore dell’imperatore romano Cesare Augusto, “di Filippo” per distinguerla dalle altre città omonime. Intorno a questi siti gli scavi archeologici portano alla luce anche i resti di una chiesa bizantina dedicata a “Veronica”, la donna identificata in colei che asciugò il volto a Gesù sulla via del Calvario: la tradizione dice che è stata quest’ultima a portare la fede cristiana in questa località.
Nel quarto giorno abbiamo visitato Acco, presidio crociato nel XII e XIII secolo. Fu un centro assolutamente strategico per il controllo sull’oriente e quindi anche per lo scambio commerciale. Conobbe la presenza di molti ordini cavallereschi, tra cui i templari, i cavalieri teutonici, e l’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni (oggi, Ordine di Malta), ma fu proprio la difficile convivenza di questi a causarne l’indebolimento ed a favorire la conquista della città dai Mamelucchi nel XIII secolo. I Tolomei d’Egitto cambiarono il suo nome in Tolemaide così come è ricordata anche negli Atti (At 21,7).
La tappa successiva è stata Sepphoris. Intorno al 4 a.C., dopo la morte di Erode il Grande, le truppe romane devastarono la città per le continue sommosse. Erode Antipa la ricostruì in modo maestoso, a tal punto che Giuseppe Flavio la chiamò “perla della Galilea” come dimostrano i mosaici che si possono lì ammirare; tra questi la famosa Monnalisa di Sepphoris sita nella bellissima villa romana, ed il pavimento della sinagoga.
Nel pomeriggio ci siamo recati al monte Tabor, luogo della Trasfigurazione, dove abbiamo potuto dedicare un po’ di tempo alla preghiera, dopo aver letto la corrispondente pagina del Vangelo. Successivamente abbiamo fatto visita alle cappelline laterali di Mosè ed Elia, ed infine, davanti al santuario, ci siamo soffermati sulle rovine del monastero benedettino.
L’ultima giornata è iniziata con la visita a Tabgha riportata alla luce da B. Bagatti. Il nome della località deriva dalla parola greca heptapegon che significa “sette sorgenti”: di queste oggi se ne scorgono tre, una delle quali fornisce acqua alla chiesa della moltiplicazione dei pani di proprietà dei Benedettini, nella quale è custodito un prezioso mosaico che risale a V secolo. Da qui ci siamo diretti verso la chiesa del primato, tenuta dai frati della Custodia. Abbiamo approfittato della bellissima giornata e del panorama per la foto di gruppo.
In fine abbiamo visitato Cafarnao, quindi la sinagoga, insieme a tutti i resti preziosissimi di pietre lavorate che fanno supporre i diversi lavori architettonici avvenuti nel tempo. A pochi metri di distanza si scorgono quelle che sembrano le rovine della casa di Petro, sulla quale Egeria disse: “A Cafarnao la casa del Principe degli apostoli è stata trasformata in chiesa, le pareti sono ancora quelle”. Anche in questo sito la stratigrafia ha rilevato diversi periodi storici, il più antico dei quali risale al tempo di Gesù.
Nel pomeriggio, dopo aver mangiato e riposato, rendendo grazie al Signore per questa bella esperienza, siamo partiti alla volta di Gerusalemme.