45° Corso di Aggiornamento Biblico-Teologico

LA SAPIENZA

19-22 Aprile 2022

Auditorium Immacolata
San Salvatore - Gerusalemme

MIUR
Codice riconoscimento dell'iniziativa formativa: ID.72042

Martedì 19 aprile

Introduzione alla lettura dei testi sapienziali

Prof. M. Priotto

È innegabile la meraviglia che investe il lettore della Bibbia quando, dopo aver gustato la dolcezza e la profondità teologica della raccolta dei Salmi, s’addentra nella lettura del libro dei Proverbi. Egli prova immediatamente la sensazione di trovarsi in un territorio nuovo e diverso, dove regnano i saggi, ricchi di un sapere che proviene da lontano e che tuttavia vuole essere attuale e provocante. Questo nuovo paese comprende, oltre al libro dei Proverbi, anche altri quattro libri, che formano come una pentapoli sapienziale: sono i libri di Giobbe, Qoelet, Siracide e Sapienza. Essi costituiscono come un pentateuco sapienziale, il cui patrono e ispiratore è Salomone. La sapienza lungo i secoli del tempo biblico assume una pluralità di volti, come un orizzonte che si apre su un altro orizzonte, senza discontinuità e senza fine. Occorre sempre cercare la sapienza, sapendo che “quanti si nutrono di lei avranno ancora fame e quanti bevono di lei avranno ancora sete” (Sir 24,20).

La teologia sapienziale e i Salmi: un fecondo connubio?

Prof. A. Coniglio

Nei corsi di Sacra Scrittura degli Istituti teologici o nei testi di Introduzione alla Bibbia, i Salmi, in genere, sono inclusi nel corpus dei Libri sapienziali. Ci si chiede, tuttavia, se il Salterio si possa considerare nel suo insieme un libro sapienziale. Quali e quanti sono i salmi sapienziali? Quali criteri abbiamo per poter classificare un salmo come sapienziale? La corrente sapienziale ha avuto un ruolo nell’edizione finale del libro che chiamiamo Salterio? Benché in forma sintetica, la conferenza si ripromette di dare una risposta a queste e ad altre domande alla luce della più recente produzione scientifica sul tema.

Il libro della Sapienza: la moderazione divina verso gli egiziani e gli abitanti  di Canaan

Prof. G. Rizzi

L’esposizione prende in considerazione la riflessione di Sap 11,15-12,22 sulla moderazione e sulla gradualità dell’intervento punitivo di Dio nei confronti degli egiziani e dei cananei, rileggendo in modo profondamente consono ai racconti e alla teologia dell’esodo il senso e la misura della “violenza di Dio” nei confronti dei nemici del suo popolo. Si tratta di una forma di haggadah pasquale, decisamente diversa rispetto alle forme tradizionali successive più note, ma profondamente incentrata anche dal punto vista metodologico del commento sulla Torah. Nello stesso tempo, l’autore esplicita che il fondamento della filantropia, concetto fondamentale nell’umanesimo ellenistico, è da cercare proprio nella Torah, nel momento più importante della vita religiosa del giudaismo: il commento-haggadah alla celebrazione pasquale.

«Ed è grazie a lui che voi siete uniti a Cristo Gesù, il quale è diventato per noi sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione» (1Cor 1,30)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - S. Vuaran

- Dalla porta di Giaffa verso la valle di Ben Hinnom / Geenna
- Sosta e visita al monastero dell’Akeldama / campo del Vasaio di S. Onofrio
- Siloe
- Conclusione alla Città di Davide

Mercoledì 20 aprile

Il libro di Giobbe: come parlare a Dio nella prova?

Prof. M. Priotto

La scommessa iniziale fra Dio e Satana inaugura l’azione del testo, costituita essenzialmente dal linguaggio: con quale parola arrivare a Dio nel momento della sofferenza e con quale parola risolutiva Dio arriva all’uomo? È questa domanda infatti che costituisce l’unità del libro e il suo filo conduttore. Sfilano così i linguaggi della fede popolare, del silenzio, del dubbio, della teologia, della preghiera, della profezia e infine della contemplazione mistica: Soltanto dopo aver percorso questo itinerario Giobbe arriva a Dio e ritrova una fede piena e gioiosa.

Il “Testamento di Giobbe”

Prof. G. Rizzi

L’esposizione intende evidenziare come è stata intesa e trasmessa la vicenda di Giobbe nella tradizione giudaica peritestamentaria di lingua greca, in epoca ellenistico-romana. L’avvio è dato dalla lunga glossa del testo greco attribuito a Teodozione di Giobbe 42,1717a-e, dove il personaggio biblico è chiamato con il nome di Iobab, che secondo la tradizione giudaica sarebbe stato il nome di Giobbe, prima della sua conversione al giudaismo. Il Testamento di Giobbe, si presenta come la testimonianza di Giobbe-Iobab, che da pagano diventa ebreo credente, distrugge il tempio idolatrico della sua città, così che satana gli giura implacabile vendetta. Questo antefatto è destinato a spiegare l’accanimento di satana contro Giobbe nel libro biblico. Tuttavia, nello sviluppo del Testamento di Giobbe, il confronto di Iobab con i suoi amici verte ormai sul tema della risurrezione, della quale Giobbe-Iobab diventa un profondo credente e uno strenuo difensore. In questo modo si assiste a una sorta di chiarimento della vicenda di Giobbe nella tradizione midrashica giudaica, in consonanza con l’evoluzione anche della fede religiosa nel giudaismo precristiano.

La sapienza che viene dall’alto (Gc 3,17)

Prof. G.C. Bottini

Il discernimento dell’autentica sapienza è un tema cardine della Lettera di Giacomo. La sapienza non può ridursi alla mera conoscenza intellettuale, ma deve riflettersi nella saggezza di un comportamento in consonanza con rette disposizioni interiori. Se, invece, l’interiorità è dominata dall’invidia e dall’arrivismo, genera conflitti e sopraffazioni. La sapienza che viene da Dio, invece, inclina alla purezza, alla misericordia e alla giustizia, si concretizza in una condotta mite e porta frutti di pace e di riconciliazione; non attiene alla sola sfera individuale, ma ha ricadute profonde nella vita della comunità. Interessante notare che la sapienza dall’alto di cui parla Giacomo ha le caratteristiche che in Paolo sono dei frutti dello Spirito (cf. Gal 5,16-25) e della carità (cf. 1Cor 13,1-7).

Dice il Signore: «Se dunque, dominatori di popoli, vi compiacete di troni e di scettri, onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre» (Sap 6,22)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - S. Vuaran

Visita al Museo Rockefeller e proseguimento verso la cinta muraria est fino al pinnacolo del Tempio.

Giovedì 21 aprile

La sapienza e lo Spirito in S. Paolo

Prof. S. Salvatori

Nelle sue lettere San Paolo utilizza con parsimonia la categoria della sapienza per indicare la funzione salvifica di Cristo. Il motivo di questa scelta sta sia nel fatto che nell’Antico Testamento questa categoria era associata alla Torah, sia perché essa può essere intesa in maniera ambigua come ricerca di sapienza o di potenza umana. Per questo motivo l’Apostolo dà alla sapienza un significato radicalmente nuovo e la riferisce all’agire paradossale di Dio che si manifesta nella croce di Cristo. Se il mondo non può comprendere tale paradosso mediante le categorie umane di sapienza, il credente riceve dallo Spirito Santo non solo la capacità di comprendere il mistero del Dio crocifisso, ma anche il dono di essere conformato a lui.

Eppure la sapienza è stata mostrata giusta per le sue opere (Mt 11,19)

Prof. M. Munari

Il giudizio di Gesù sulla sua generazione, che troviamo in Mt 11,16-19 e nel suo parallelo di Lc 7,31-35, contiene elementi riguardanti il rapporto tra il Messia e il suo precursore, sulla recezione della loro predicazione e sulla possibilità di identificare Gesù stesso con la sapienza divina. Soltanto una lettura approfondita della pericope può rivelare il cuore del messaggio, la ragione per la quale Lc ha sostituito le opere con i figli e il motivo per cui Gesù parla di sapienza in questo contesto.

Motivi sapienziali in Gv 6

Prof. A. Cavicchia

Il presente contributo intende porsi in continuità con i precedenti CABT dedicati alla profezia (2018) e all’apocalittica (2019). Dopo una breve presentazione dei numerosi temi sapienziali ripresi nel Quarto Vangelo, ci si concentrerà su Gv 6 e in particolare sugli intrecci del linguaggio del nutrimento con quelli sapienziale e conoscitivo, evidenziando le tradizioni scritturistiche richiamate dal brano giovanneo. In particolare ci si soffermerà sui collegamenti con la profezia, mediante la citazione esplicita di Is 54,13 in Gv 6,45, e con l’apocalittica, attraverso lo sviluppo del tema del banchetto escatologico in riferimento al giudizio “nell’ultimo giorno” (Gv 6,40).

«Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!» (Mt 12,42c)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - S. Vuaran

In avvicinamento all’area del S. Sepolcro nel quartiere del Muristan
S. Giovanni agli Ospitalieri
Chiesa del Redentore
Missione Russa

Venerdì 22 aprile

«In tutti i modi, o Signore, hai reso grande e glorioso il tuo popolo e non hai dimenticato di assisterlo in ogni momento e in ogni luogo» (Sap 19,22)

Proff. G. Urbani - A. Ricco - S. Vuaran

Visita alle grandi opere di Dio e dell’uomo nel deserto del Negev:
Sosta al memoriale di Ben Gurion sul deserto di Paran.
Visita di Avdat / Oboda e Shivta.

Bibliografia
Pietro A. Kaswalder, Giudea e Neghev. Introduzione storico-archeologica, Milano 2018