La cittadella di Amman, Jebel al-Qal’a, oggi al centro della città, sorge su un colle alto 850 m. È costruita su due terrazze, che insieme formano l'acropoli della città antica. L'indagine archeologica ha rilevato che fu abitata dal Neolitico, nei periodi successivi del Calcolitico e del Bronzo Antico ed è stata fortificata nel Medio Bronzo. Sulla terrazza superiore si trovano le rovine di un tempio romano, di una chiesa bizantina, del palazzo omayyade e il museo della cittadella. Della terrazza inferiore rimangono le poche tracce del muro difensivo e alcuni reperti in ceramica, risalenti al Neolitico, molto simili a quelli ritrovati ad ‘Ain Ghazal.
Testo e foto: Prof. Massimo Luca
Amman
Sommario
1. Amman nella storia
2. La cittadella
3. La città ellenistico - romana
4. Bibliografia
1. Amman nella storia
Sono i testi biblici ad offrire le testimonianze documentarie più antiche di Amman. La città era chiamata Rabbath-Ammon (Rabbà degli Ammoniti), capitale degli Ammoniti. Durante il periodo ellenistico, il nome fu cambiato in Philadelphia che si conservò fino al periodo bizantino.
Stando al racconto biblico, i figli di Giacobbe si scontrarono contro Og, re di Basan, e Sicon, re degli Amorrei, che abitava in Heshbon. I due re furono sconfitti e la popolazione sterminata.
Nei giorni di Saul ci fu una disputa con il re ammonita Nacas, che voleva uccidere Iabes di Galaad e tutto Israele. Iabes inviò messaggeri alla città di Saul, Gabaa, per chiedere aiuto. Saul, benché non ancora re, reagì con prontezza e riuscì a salvare Israele dalla minaccia ammonita. In seguito a quella vittoria, Saul fu incoronato re in Galgala (1Sam 11).
Durante il regno di Davide ci fu una guerra tra Israele e gli Ammoniti. È in questa guerra che si consumò l'episodio di cui fu vittima Uria l'Ittita e che ebbe come conseguenze la morte del figlio di Davide concepito da Bersabea, moglie di Uria. La guerra si concluse con la conquista di Rabbà, città degli Ammoniti, da parte di Ioab, generale di Davide e la conseguente sottomissione di quel popolo a Israele (2Sam 12,26-31; 1Cr 20,1-3).
Qualche secolo più tardi l'oracolo del profeta Ezechiele preannuncia agli Ammoniti devastazione, distruzione e sterminio da parte dei “figli d'oriente” (Ez 25,1-7). L'oracolo si riferisce all'intervento di Nabucodonosor II, che nel 581 a.C. pose fine al regno ammonita e alla sua storia.
Successivamente Rabbath-Ammon fu inserita dai persiani nella V satrapia. L'amministrazione della città e della zona limitrofa fu affidata ai Tobiadi, una famiglia giudea fedele ai persiani.
Nel 259 a.C. Rabbath-Ammon fu conquistata da Tolomeo II che le cambiò il nome in Philadelphia. Nel 218 a.C. la regione di Philadelphia fu conquistata dai Seleucidi di Antioco III, i quali amministrarono questo territorio solo per qualche decennio, a causa della debolezza della loro casa regnante, afflitta da lotte interne. In questo periodo il tiranno Zenone Cotilla poté governare indisturbato. Alla sua morte gli successe il figlio. I due governatori-tiranni erano vassalli dei Nabatei, che avevano monopolizzato le rotte commerciali dell'incenso e delle spezie. In seguito la regione di Philadelphia fu controllata direttamente dai Nabatei, i quali estesero il loro regno fino a Damasco in Siria.
Nel 63 a.C. con la campagna militare del generale Pompeo, Philadelphia passò sotto l'impero romano e fu inserita nel territorio della Decapoli. Nel 106-107 d.C., dopo che il regno nabateo fu annesso all'impero romano, Traiano volle riorganizzare le provincie orientali dell'impero. Philadelphia fu inserita nella Provincia Arabia. Nel periodo bizantino, Philadelphia fu sede episcopale e due vescovi di Philadelphia parteciparono a concili: Ciro (Cyrion) a quelli di Nicea (325) e di Antiochia (341), Eulogio a quello di Calcedonia (451).
Con l'arrivo degli arabi la città fu capitale amministrativa della nuova provincia, al-Belqa. Lo status amministrativo di Philadelphia fu conservato durante i periodi omayyade (661-750), abbaside (750-969) e fatimita (969-1171). Il declino iniziò nel periodo mamelucco e proseguì fino al secolo scorso, quando le sorti della città mutarono in seguito alla creazione del regno Hashemita di Giordania e Amman fu eletta capitale.
2. La cittadella
Il tempio fu costruito sopra un podio artificiale, racchiuso in un temenos o “recinto sacro” di grandi dimensioni (120-126 x 78 m).
L'ingresso principale dell'edificio era situato sul lato sud-est, collegato alla città bassa e al foro di Philadelphia da una scalinata andata distrutta. Il tempio aveva misure imponenti (43 x 27 m), sei colonne in facciata alte 13,5 m, ed era orientato verso est. L'edificio sacro era dedicato a Eracle (Ercole), un semi-dio tra gli eroi più popolari nel mondo ellenistico, celebrato in modo particolare ad Amman-Filadelfia. Due frammenti della statua di Eracle rinvenuti nel tempio, un gomito e una mano esposti presso l'ingresso del museo, consentono di valutare in oltre 9 m la grandezza della statua.
Oltre al tempio a lui dedicato, l'immagine di Ercole fu impressa sulle monete della città, segno della grande venerazione attribuitagli. L'iscrizione su di un architrave del portico indica che il tempio fu edificato dal governatore Geminio Marciano (161-166 d.C.).
Il tempio fu edificato sopra strutture cultuali precedenti. Scavi parziali, eseguiti in prossimità del luogo, mostrano che il tempio fu costruito sopra una roccia considerata sacra durante la fase finale del Bronzo Antico (2250-1900 a.C.). Nel tempio del periodo romano è stata inglobata una struttura del periodo del Ferro I e II con pietre di grandi dimensioni e pavimento. Un'iscrizione rinvenuta durante gli scavi del teatro vuole che il tempio era dedicato a Milcom, la divinità principale degli Ammoniti.
Nel periodo romano sull'acropoli fu costruita la fortezza con il muro difensivo. L'acropoli e la cittadella furono occupate ininterrottamente fino al periodo ottomano, perché la roccaforte offriva una buona difesa.
Sul lato nord del tempio si vedono le rovine di una chiesa bizantina monoabsidata costruita nel V-VI secolo.
Per la sua costruzione sono state utilizzate alcune colonne provenienti dal temenos e dal tempio di Eracle. Il mosaico del pavimento riproduce disegni floreali e geometrici.
Il complesso del palazzo omayyade, recuperato e restaurato da una missione italiana diretta da R. Bartoccini e C. Ceschi negli anni 1927-1938, è situato sul lato nord della roccaforte.
Esso comprende la moschea omayyade, ricostruita nel X secolo dai Fatimiti, il palazzo e una grande cisterna circolare.
Il palazzo ha un vestibolo con pianta a croce greca che dà sulla piazza meridionale nei pressi della moschea. Sul lato est del vestibolo ci sono le terme. La residenza dell'emiro (in arabo Dar al-Imara) si trova sul lato settentrionale collegato al vestibolo con un cortile e una via colonnata. Il cortile e la strada sono fiancheggiati da nove tipiche costruzioni islamiche, le bayt, gruppi di stanze sorte attorno a un cortile comune. Le stanze furono distrutte dal terremoto del 749 prima ancora di essere abitate. Successivamente furono riutilizzate e una di esse fu adattata a laboratorio artigianale con forno.
Il palazzo fu la sede dei governatori di Amman omayyadi (720-750 d.C.), abbasidi (750-969 d.C.) e fatimiti (969-1171 d.C.). Nel primo periodo omayyade Amman conobbe un notevole sviluppo.
I califfi di Damasco elevarono la città a capitale amministrativa della provincia chiamata al-Beqa. La residenza dell'emiro fu costruita sopra edifici bizantini e romani entro l'area del muro difensivo romano. Gli archeologi spagnoli diretti da A.G. Almagro, ai quali si deve il restauro del vestibolo, propongono di datare la costruzione del palazzo tra il 720 e il 740, perché fu distrutto nel 749 dal terremoto che lasciò una traccia profonda in tutta la regione della Siria e della Palestina.
Il museo è l'ultimo edificio della cittadella di Amman. Fu costruito tra la moschea e il tempio di Eracle e fino al 2010 vi erano esposti i ritrovamenti principali della Giordania. Recentemente diverse collezioni sono state tolte dall'esposizione e trasferite nel nuovo museo archeologico, sorto ai piedi della cittadella sul lato occidentale, poco oltre il ninfeo e la moschea Hussein.
3. La città ellenistico - romana
I monumenti romani sono raggruppati nella parte bassa della città lungo il wadi Amman ai piedi della cittadella. Davanti al teatro si estendeva il foro, di cui oggi si vedono alcune colonne e la grande piazza ricostruita in epoca moderna.
Ai piedi di jebel al-Jofeh e di fronte alla cittadella, si trova l'ampio teatro romano, in ottimo stato di conservazione.
Il teatro fu costruito al tempo di Marco Aurelio (161-180 d.C.) e poteva ospitare 6000 spettatori. In una nicchia del teatro è stata trovata una dedica alla dea Atena. La città bassa e l'acropoli erano collegate da una scalinata monumentale, visibile fino agli inizi del XX secolo e in seguito distrutta.
L'odeon, un teatro di piccole dimensioni per rappresentazioni musicali, fu costruito nel II secolo d.C. ed inserito nel porticato orientale del foro. Poteva accogliere 500 persone. Il ninfeo, che si trova prossimo all'incrocio tra il decumano e il cardo, a ovest del foro, era in pianta poligonale. Poco oltre il ninfeo, in direzione ovest c'è la moschea Hussein, la più antica di Amman, costruita nel VII secolo d.C.
Il Nuovo Museo Archeologico di Giordania si trova non lontano dall'antica moschea, lungo la via principale. Nel museo, recentemente inaugurato, sono esposti tra i reperti più notevoli ritrovati negli scavi archeologici del Paese. Tra le principali collezioni riconosciamo:
- alcune delle statue di ‘Ain Ghazal, risalenti al VII millennio a.C.;
- i ritrovamenti di Abu Hamid e Tulaylat el-Ghassul;
- la ceramica di Bab edh-Dhra e quella di altri siti del Bronzo Antico;
- il tesoro di Pella, tra cui il cofanetto in avorio risalente all'inizio del Tardo Bronzo;
- la stele di Balua;
- la statuaria ammonita;
- la facciata del tempio nabateo di Adh-Dharih;
- gli elementi d'arte ellenistico-partica provenienti dal tempio di Khirbet Tannur con la statua di Atargatis;
- i rotoli carbonizzati provenienti dalla Chiesa dei papiri di Petra;
- una sezione dedicata ai ritrovamenti di Qumran.
4. Bibliografia
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