Heshbon

Tell Heshbon[1] (875 m slm) si trova a 20 km a sud-ovest di Amman e 10 a nord di Madaba, lungo il corso del Wadi Heshbon.

Il wadi (torrente) segna il limite settentrionale del Mishor, una pianura molto fertile abitata fin dai tempi antichi. Nel Mishor sono stati identificati altri antichi insediamenti, tra i quali Tell el-Umeiri, Tell Jalul, insieme a terrazze, cisterne, impianti agricoli, torri difensive.

Pianta di Tell Heshbon

Il sito

1. Ingresso
2. Cava
3. Riserva d’acqua del periodo del Ferro
4. Scalinata del periodo romano
5. Basilica bizantina
6. Palazzo del governatore mamelucco costruito sopra le rovine di un tempio del periodo romano
7. Muro del periodo ellenistico e porta
8. Torre angolare di nord-est (le altre torri non sono numerate)
9. Villaggio medievale
10. Casa del periodo ottomano.

Citazioni bibliche

Il tell fu identificato con la biblica Heshbon, città del re Sicon l’amorreo.

Sicon aveva strappato la città al re di Moab ed aveva occupato il territorio fino al Wadi Arnon (Nm 21,26).

Erano i giorni dell’esodo israelita, quando Mosè conduceva il popolo dall’Egitto verso la Terra Promessa.
Avvenne che, dopo la ribellione di Kadesh-Barnea, il popolo dovette ritornare nel deserto e percorrere un’altra via per raggiungere la meta. Il nuovo percorso, però, comportava l’attraversamento del territorio amorreo. Mosè chiese perciò il salvacondotto a Sicon, che non glielo accordò. Il rifiuto sfociò in una guerra tra i due popoli, che segnò la sconfitta di Sicon e la conquista del suo territorio (Nm 21,21-27; Sal 135,11; 136,19).

Heshbon fu occupata dagli israeliti, e divenne una città di confine tra le tribù di Ruben (Nm 32,37), alla quale fu dapprima assegnata, e Gad, alla quale appartenne in seguito (Gs 21,39; 1Cr 6,65-66).
L’occupazione israelita durò solo qualche secolo, come si deduce dai profeti Isaia e Geremia, secondo i quali nelle loro epoche Heshbon era parte del territorio moabita (Is 15,4; 16,8-9; Ger 48,2.34.45; cf. Stele di Mesha).

Heshban è infine citata nel Cantico dei cantici. Il poeta richiama Heshbon in modo romantico per descrivere gli occhi della bella e amata Sulamita, paragonandoli alle "piscine di Chesbon" (Ct 7,5).

Cenni storici

Heshbon nei testi di Giuseppe Flavio ricorre con diversi nomi: Esseboniate (Ant. Giud. XII.233), Essebon (Ant. Giud. XIII.397), Esebonite (Ant. Giud. XV.294). Probabilmente con queste lievi variazioni onomastiche lo storico vuole distinguere l’appartenenza di Heshbon rispettivamente all’amministrazione dei Seleucidi (II secolo a.C.), di Alessandro Janneo (106-79 a.C) e dell’epoca erodiana.
In un altro passo lo storico applica il nome della città all’intera regione chiamandola Esebonitide (Guer. Giud. II.458; III.47).

Dopo la prima rivolta giudaica (66-70 d.C.) la regione fu occupata dalla tribù degli Arabi Esboniti o “Arabi di Heshbon” (Plinio, Hist. Nat. V.12.1). L’imperatore Traiano riformò le province dell’impero e inserì Heshbon nella provincia Arabia.
Heshbon era situata lungo la Via Regia divenuta la Via Nova Traiana, tappa obbligata perché stava all’incrocio con la via che saliva dalla valle del Giordano. Questa via collegava Gerusalemme con Filadelfia (Amman) passando per Gerico e Livias.

Nel III secolo Heshbon fu elevata allo stato di polis e l’imperatore Eliogabalo le concesse il privilegio di coniare monete proprie.

Chiesa bizantina dell'acropoli con vista sul Mishor

Nel periodo bizantino Heshbon conobbe la floridezza. Fu elevata a sede vescovile della provincia ecclesiastica di Arabia, suffraganea di Bosra. Le vignette del mosaico della chiesa di Santo Stefano a Umm al-Rasas e nel mosaico dell’acropoli di Main esposto al museo archeologico di Madaba, confermano l’avvenuta elezione.
Dalle fonti conosciamo il nome di tre vescovi: Gennadio, presente al concilio di Nicea (325 d.C.), Zosio, presente a quello di Calcedonia (451 d.C.), e Teodoro (640 d.C.), paladino dell’ortodossia contro il monotelismo.

Durante gli scavi archeologici sono state ritrovate due chiese risalenti al periodo bizantino. Una si trova sull’acropoli e l’altra, detta chiesa di nord, all’esterno del sito. I pavimenti musivi e qualche lintello con iscrizioni danno qualche informazione sulla storia ecclesiastica di Heshbon.
Il mosaico con raffigurazioni nilotiche[2] , proveniente dal presbiterio della chiesa di nord che si trova all’esterno dell’acropoli ha suscitato particolare interesse perché riporta la data di realizzazione, l’anno 560 d.C.
Su alcuni lintelli riutilizzati nell’edificio si possono leggere i nomi dei benefattori Filadelfo e del figlio Elia[3] . Da notare che gli stessi nomi compaiono tra i benefattori del battistero della vicina basilica del Nebo.

All’inizio del periodo arabo Heshbon era la città principale della Belqa, una regione che corrispondeva pressappoco al territorio di Sicon.

Scavi archeologici

Gli scavi archeologici di Tell Heshbon iniziarono nel 1968, con la spedizione denominata "Heshbon Expedition", dell’Andrews University e la supervisione dell’American Schools of Oriental Research (ASOR). Furono diretti da S. Horn e successivamente da L.T. Geraty.

La prima campagna di scavo, terminata nel 1976, ha identificato il sito di cui parla l’Onomastico di Eusebio (IV secolo):
"Esbus sta sui monti di fronte a Gerico, venti miglia dal Giordano, a otto miglia da Nebo e a nove miglia da Baal-Meon" (cf. Onom. 46.1; 84.4; 136.14).

Negli scavi non sono state ritrovate tracce del Tardo Bronzo (TB - 1550-1200 a.C.), cioè del periodo in cui è avvenuto l’esodo. L’assenza del TB spinse gli archeologi a ipotizzare che il sito non potesse essere identificato con la città di Sicon. Alcuni studiosi hanno messo in discussione l’identificazione di Tell Heshbon con la città dell’AT, e hanno proposto di identificala con Tell Jalul.

Il primo livello occupazionale di Heshbon, quello più antico, appartiene a un piccolo villaggio senza mura del XII secolo a.C., difeso da un fosso profondo (ca. 17x2,5 m e profondo 4 m).
La scoperta di ostraca ammoniti del periodo del Ferro II conferma che in quel tempo Heshbon era parte del territorio ammonita. Il regno di Ammon, infatti, si era esteso verso sud, occupando parte del territorio moabita.
Il profeta Geremia accenna brevemente a questa espansione quando si rifà al canto di Heshbon di Nm 21,27-30 per descrivere il giogo ammonita imposto alla popolazione del Mishor (Ger 49,1-6).

Gli scavi hanno permesso di constatare che gli strati occupazionali furono danneggiati dalle costruzioni successive, realizzate in un arco di tempo esteso dal periodo ellenistico fino a quello islamico.

Nel periodo del Ferro ai piedi della collina fu scavata la grande cisterna citata dal Cantico (Ct 7,5). Misura 17x17 m ed è profonda 7 m.

Successivamente sulla sommità della collina furono costruiti in successione diversi edifici:
- nel II secolo a.C. un forte;
- nel periodo romano un tempio, le cui rovine sottostanno al palazzo islamico;
- in quello bizantino una basilica;
- in quello islamico un palazzo amministrativo.

La seconda campagna di scavi fu denominata "Hisban Cultural Heritage Project", ed iniziò nel 1996. Lo scopo principale questa volta fu quello di rendere il sito accessibile alle visite.

L’anno successivo ripresero gli studi stratigrafici per stabilire come procedere nel restauro e nella presentazione delle caratteristiche archeologiche più importanti del sito.

Lo studio dei periodi medievale e moderno richiese accurati approfondimenti per la complessità dei dati ritrovati. Si rese necessario dedicare a questa indagine le campagne di scavo degli anni 2001, 2004, 2007 e 2010. Secondo un principio invalso ormai da anni, si provvide a sensibilizzare la popolazione locale per coinvolgerla nella custodia del patrimonio archeologico anche in vista dello sviluppo turistico della località.

Nella campagna di scavo del 2011 sono state aperte nuove trincee per studiare la cisterna del periodo del Ferro. Gli strati più in superfice confermano l’occupazione durante il periodo romano e bizantino: è stato ritrovato anche un forno per ceramica di epoca bizantina.
Alcuni reperti ritrovati sotto lo strato di intonaco, hanno permesso di datare la cisterna al periodo di transizione dal Ferro I al Ferro II, corrispondente al periodo finale del regno di Salomone. La cisterna non fu però usata dalla fine del periodo del Ferro, e all’inizio del periodo ellenistico fu riempita con il materiale di riporto dell’acropoli[4].

Nel 2011, con l’apporto della Jordan Field School, è stato introdotto l’approccio multidisciplinare per gestire e conservare "Tall Hisban". Il nuovo percorso di sviluppo, non più finalizzato allo scavo e alla formazione di archeologi e antropologi, è orientato alla conservazione e alla presentazione del patrimonio culturale. Gli studenti sono introdotti ad ambiti quali l’agricoltura, l’architettura, la comunicazione, e a tutto ciò che può favorire lo sviluppo sociale e culturale locale e nazionale.

Nella campagna del 2012, diretta da Ø. LaBianca, sono state aperte alcune trincee sul pendio orientale per riportare alla luce il muro dell’acropoli, ma lo scavo ha chiarito che durante il periodo mamelucco e ottomano quell’area fu riempita con materiale asportato dalle costruzioni inutilizzate dell’acropoli.

Testo, foto e pianta: Massimo Luca, SBF.
 

Note

1  Il nome della località è diversamente vocalizzato. Abbiamo scelto il nome proposto dalla New Encyclopedia of Archaeological Excavations in the Holy Land (NEAEHL).

2  B. Hamarneh, "The River Nile", 185-190.

3  K. Mattingly, "Lintel Inscription", 249.

4  R.D. Bates, "Tall Hisban 2011", 288-289.

 

Bibliografia

Bates R.D. et al., "Tall Hisban 2011-2014: The Final Season of Phase II", Andrews University Seminary Studies 52 (2014) 287-319.

Boraas R.S. - Horn S.H., "Heshbon Expedition. The First Campaign at Tell Hesban (1968)", Andrews University Seminary Studies 7 (1969) 97-222.

Geraty L.T., "Heshbon", NEAEHL 2 (1993) 626-630.

Hamarneh B., "The River Nile and Egypt in the Mosaics of the Middle", ed. M. Piccirillo et al., The Madaba Map Centenary 1897-1997 (Studium Biblicum Franciscanum. Collectio Maior 40) Jerusalem 1999, 185-190.

Herr L.G., "The Search for Biblical Heshbon", Biblical Archaeology Review 19 (1993) 36-37. 68.

Kaswalder P. - Bosetti E., Sulle orme di Mosé, Bologna 2000.

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LaBianca Ø. - Ronza M.E., "Interpretation and Presentation of a Multi-Period Site The Case of Tall Hisban", Studies in the History and Archaeology of Jordan 10 (2009) 443-458.

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Rollin S. - Streetly J., Jordan (Blue Guide), London - New York 1996.

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