Har Karkom

Har Karkom. Altopiano e le due cime (vista da nord)

La montagna di Har Karkom si trova nel Negev meridionale tra Eilat e Mizpe Ramon, lungo il confine con l’Egitto sul lato settentrionale del wadi (torrente) Paran.

Comprende due cime che si elevano sopra l’omonimo altopiano roccioso situato a circa 800 metri sul livello del mare. La cima più elevata è alta 847 metri.

Approfondimenti
- M. Priotto, Har Karkom e Mosè
- M. Priotto, Mosè e Sinhue
- B. Štrba, Il cammino nel deserto (Numeri 11-21)

L’altopiano, circondato da precipizi alti circa 300 metri, si estende per 4,5 chilometri da nord a sud e 2,5 chilometri da est a ovest. Il suolo è formato da roccia calcarea e da numerosi affioramenti di selce, terreno tipico del deserto pietroso, bruciato dal sole, detto hammada.

Har Karkom. Ai piedi del monte, santuario delle 12 stele

Har Karkom significa “monte dello Zafferano” ed è riferito al colore della montagna. Nelle lingue locali conserva altri significati. Nel dialetto dei beduini è chiamata Jebel Ideid, che significa “monte delle Celebrazioni” oppure “monte delle Moltitudini”. Le due etimologie sottolineano che il monte era un luogo di raduno e di convergenza di antiche popolazioni.

I forti venti della regione, spazzando continuamente l’altopiano, mantengono in superficie numerosi resti archeologici, preziosi documenti della presenza e attività umana delle popolazioni che hanno occupato il luogo, lasciando le testimonianze della loro cultura. La realtà dei tempi antichi contrasta però con quella attuale, con la montagna che si presenta spoglia, austera, abitata dalla fauna tipica del deserto e visitata da pochi interessati.

Har Karkom. Roccia con incisioni: scena di caccia con arcoSull’altopiano sono stati identificati numerosi santuari e altari risalenti all’età del Bronzo, mentre i siti abitativi si trovano ai piedi della montagna. Salendo sull’altipiano di Har Karkom si fa esperienza della sacralità del monte, una montagna trasformata in luogo di culto di primaria importanza dalle popolazioni del passato. Alcuni ritrovamenti avvalorano l’ipotesi che la tradizione cultuale sarebbe iniziata nel Paleolitico.

Secondo la ricerca archeologica e lo studio dei reperti, il luogo sembra essere stato abbandonato nel corso del II Millennio a.C. Lo studio del polline fossile ritrovato in alcune grotte della regione registra, infatti, due periodi di severa siccità avvenuti in quel millennio[1].

Nel 1954 E. Anati scoprì sull’altopiano numerose rocce incise, ma solo nel 1980 l’archeologo guidò una spedizione di volontari per compiere un’esplorazione sistematica dell’altopiano stesso. Nel corso di trent’anni anni di studio e di esplorazione dell’area, su Har Karkom Anati ha individuato oltre 1300 siti archeologici. In essi sono stati ritrovati reperti risalenti al Paleolitico, al Calcolitico, al Bronzo Antico e al Bronzo Medio (manca il Tardo Bronzo), all’età del Ferro e ai periodi Nabateo, Romano e Bizantino[2].

1. D. Langgut et alii, “Vegetation and climate changes during the Bronze and Iron ages (3600-600 BCE) in the Southern Levant based on palynological records”, Radiocarbon 57 (2015) 217-235.
2. Si veda E. Anati, Har Karkom. Guida ai siti principali del riscoperto Monte Sinai, Padova 2010.