A cura di Thomas Toffetti Lucini e Giovanni Di Martina
I giorno
Prima tappa del nostro percorso sono state le rovine di Meghiddo, città in cui il re Giosia si accampò nel 609 a.C e cadde in battaglia nello scontro con il faraone Necao (2 Cr 35,20-25). Il valore simbolico della grande sconfitta viene assunto dal Libro dell’Apocalisse: Armagheddon, il luogo in cui si svolge la Battaglia Finale (Ap 16,13) è interpretabile dall’ebraico come “monte di Meghiddo”.
Cuore di Nazareth, la Basilica dell’Annunciazione custodisce nella cappella inferiore la casa in cui, secondo la tradizione, l’angelo Gabriele è apparso alla Vergine Maria. Qui gli studenti hanno potuto partecipare alla preghiera dell’Angelus, che si svolge ogni giorno per commemorare il sì di Maria ed il mistero dell’Incarnazione.
II giorno
“Guai a te Corazin, guai a te Betsaida! (…)” (Mt 11, 20-24). Prima città contro cui Gesù ha scagliato l’anatema, Corazin nel I secolo doveva essere soltanto un piccolo villaggio da quanto testimoniano le rovine. Raggiunse le sue dimensioni massime nel III secolo d.C, epoca durante la quale è stata costruita la sinagoga di cui gli studenti hanno potuto ammirare i resti.
In questa località del Golan, Katzrin, nota per la produzione di vino pregiato, tra il 1983 e il 1990 è stato rinvenuto un antico villaggio di epoca bizantina, al cui interno è presente una sinagoga risalente al IV secolo. Il sito è oggi parte di un parco chiamato Talmudic Experience, che consente di immergersi nel contesto della vita quotidiana di un villaggio ebreo di epoca talmudica (III-VI secolo d.C.).
Nel contesto di una suggestiva riserva naturale, Gamla, che in aramaico significa “cammello”, è situata in cima ad una stretta altura rocciosa che domina sulla vallata. L’antica città, conquistata da Alessandro Ianneo nell’80 a.C., durante la Prima Guerra Giudaica aderì alla rivolta e fu presa d’assedio dalle truppe romane di Vespasiano.
III giorno
Risalente al III millennio a.C., la città di Hazor, dopo la conquista da parte di Giosuè testimoniata dall’Antico Testamento (Gs 11,1-4) avrebbe fatto da capoluogo all’Alta Galilea. Fu poi distrutta dopo la conquista assira del 732 d.C. La ricchezza stratigrafica di questo sito archeologico testimonia il passaggio di numerose civiltà, ognuna delle quali ha apportato le proprie peculiarità attestate dalle strutture architettoniche.
Percorrendo un sentiero nel bosco presso le sorgenti del fiume Dan, abbiamo raggiunto il sito archeologico di Tel Dan. Dan, chiamata “Lais” durante l’epoca cananea, insieme a Betel fu uno dei due santuari in cui, a seguito della divisione dei due regni (932) si concentrò il culto del Regno del Nord. Gli scavi intrapresi nel 1967 hanno portato alla luce diverse strutture identificabili con il santuario e gli edifici dell’antica città.
Dedicata a Pan, Dio dei Boschi, Panias nel 2 a.C. divenne la capitale del Regno di Erode Filippo, figlio di Erode il Grande, il quale le diede il nome di “Cesarea” come captatio benevolentiae all’imperatore romano Cesare. Oltre alle rovine del luogo di culto pagano (foto sopra), gli scavi hanno portato alla luce i resti di una Chiesa Bizantina dedicata a Veronica, la donna che secondo i testi evangelici asciugò il volto a Gesù sulla via del Calvario: sarebbe stata proprio lei, secondo la tradizione, a portare la fede cristiana in questa località.
IV giorno
Non poteva mancare nella nostra escursione una tappa ad Acco, presidio crociato nel XII e XIII secolo. Più nota come San Giovanni di Acri, conobbe la presenza di molti ordini cavallereschi, tra cui i templari, gli ospedalieri, l’ordine dei cavalieri di Malta, l’ordine di San Giovanni, i cavalieri teutonici. Le inimicizie tra i diversi ordini favorirono la conquista della città da parte dei mammelucchi nel 1291.
Sepphoris fu la capitale della Galilea a partire dal 55 a.C. Una volta morto Erode il Grande (4 a.C.) la città si ribellò al potere politico colluso con l’Impero e fu punita da una spedizione delle truppe romane che diedero la città alle fiamme. Erode Antipa ricostruì la città dandole un grande prestigio, a tal punto che Giuseppe Flavio la chiamò “perla della Galilea”: ne sono segno eloquente i mosaici tutt’ora visibili.
Il Monte Tabor, secondo la tradizione, è il luogo della Trasfigurazione di Cristo sebbene nessuno degli Evangelisti specifichi il nome dell'altura. Una sua caratteristica è di essere un “monte santo” nel senso biblico del termine, ovvero un monte separato dagli altri monti. In foto la basilica in stile siro-romanico di proprietà dei francescani.
V giorno
La giornata è cominciata con una tappa di preghiera al Monte delle Beatitudini, costruita nel 1938 dall’ANSMI, Associazione Nazionale per soccorrere i missionari italiani, per commemorare il Discorso della Montagna del Vangelo di Matteo. Anticamente il luogo di questa commemorazione era una piccola grotta a 2 Km da Tabga rinvenuta dal padre Bagatti.
Il nome della località di Tabga deriva da una radice araba che significa località delle sette sorgenti. Oggi ne sgorgano tre; una delle quali alimenta la vita della Chiesa della Moltiplicazione dei Pani, di proprietà dei benedettini, nella quale è custodito il prezioso mosaico in foto.
Architettonicamente simile ad altre abitazioni che si trovano nell’antica Cafarnao, la casa di Pietro è divenuta presto un luogo per il culto cristiano. In questo sito sono state rilevate tre epoche archeologiche, la più antica delle quali risale al tempo di Gesù!