Il significato della vittoria sui re Sicon e Og (Nm 21,10-35)

Prof. don Michelangelo Priotto

Trascrizione dellintervento offerto durante lescursione a Heshbon il 2 marzo 2020

Il testo

Nm 21 10 Gli Israeliti si mossero e si accamparono a Obot; 11 partiti da Obot si accamparono a Iie-Abarìm, nel deserto che sta di fronte a Moab, dal lato dove sorge il sole. 12 Di là si mossero e si accamparono nella valle di Zered.

13 Si mossero di là e si accamparono sull’altra riva dell’Arnon, che scorre nel deserto e proviene dal territorio degli Amorrei; l’Arnon infatti è la frontiera di Moab, fra Moab e gli Amorrei. 14 Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore: «Vaèb in Sufa e i torrenti, l’Arnon 15 e il pendio dei torrenti, che declina verso la sede di Ar e si appoggia alla frontiera di Moab».

16 Di là andarono a Beèr. Questo è il pozzo di cui il Signore disse a Mosè: «Raduna il popolo e io gli darò l’acqua». 17 Allora Israele cantò questo canto:

«Sgorga, o pozzo: cantatelo!
18 Pozzo scavato da principi, perforato da nobili del popolo,
con lo scettro, con i loro bastoni
».

Poi dal deserto andarono a Mattanà, 19 da Mattanà a Nacalièl, da Nacalièl a Bamòt 20 e da Bamòt alla valle che si trova nelle steppe di Moab presso la cima del Pisga, che è di fronte al deserto.

21 Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, per dirgli: 22 «Lasciami passare nel tuo territorio; noi non devieremo per i campi né per le vigne e non berremo l’acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia finché avremo oltrepassato il tuo territorio». 23 Ma Sicon non permise a Israele di passare per il suo territorio, anzi radunò tutto il suo popolo e uscì incontro a Israele nel deserto; giunse a Iaas e combatté contro Israele. 24 Israele lo sconfisse, passandolo a fil di spada, e conquistò il suo territorio dall’Arnon fino allo Iabbok, estendendosi fino alla regione degli Ammoniti, perché la frontiera degli Ammoniti era forte.

25 Israele prese tutte quelle città e abitò in tutte le città degli Amorrei, cioè a Chesbon e in tutte le città del suo territorio; 26 Chesbon infatti era la città di Sicon, re degli Amorrei, il quale aveva mosso guerra al precedente re di Moab e gli aveva strappato di mano tutto il suo territorio, fino all’Arnon. 27 Per questo dicono i poeti:

«Entrate in Chesbon! Sia ricostruita e rifondata la città di Sicon!
28Perché un fuoco uscì da Chesbon, una fiamma dalla cittadella di Sicon:
essa divorò Ar-Moab, i Baal delle alture dell’Arnon.
29Guai a te, Moab, sei perduto, popolo di Camos!
Egli ha reso fuggiaschi i suoi figli,
e le sue figlie ha dato in schiavitù a Sicon, re degli Amorrei.

30Ma noi li abbiamo trafitti! È rovinata Chesbon fino a Dibon.
Abbiamo devastato fino a Nofach, che è presso Madaba
».

31 Israele si stabilì dunque nella terra degli Amorrei.

32 Poi Mosè mandò a esplorare Iazer e gli Israeliti presero le città del suo territorio e ne cacciarono gli Amorrei che vi si trovavano.
33 Poi mutarono direzione e salirono lungo la strada verso Basan. Og, re di Basan, uscì contro di loro con tutta la sua gente per dar loro battaglia a Edrei. 34 Ma il Signore disse a Mosè: «Non lo temere, perché io lo do in tuo potere, lui, tutta la sua gente e il suo territorio; trattalo come hai trattato Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon». 35 E sconfissero lui, i suoi figli e tutto il suo popolo, così che non gli rimase più superstite alcuno, e si impadronirono del suo territorio.

Geografia

Di per sé Moab è situato tra l’Arnon e wadi Zered. Un altipiano di 1000 m., ricco in pascoli e agricoltura. La regione a nord dell’Arnon fino al paese di Ammon, è il Moab biblico, conosciuto con le città di Madaba, Chesbon, Jahaz, Dibon.

Wadi Mujib - Arnon
Wadi Mujib - Arnon

Nm 21 parla solo di quest’ultima regione. Ma Nm 21,15 parla anche di Ar, nome molto discusso (può significare semplicemente «città»). Secondo Dt 2,17 sarebbe nel Moab del sud; tuttavia ci sono dubbi; si ritiene che la città citata in Nm 21,15 indichi un insediamento poco a nord dell’Arnon.

Dunque la geografia di Nm 21 è la regione a nord dell’Arnon, il Moab biblico. Perché questa regione è così importante per il redattore biblico? E qual è il fondamento storico?

Storia e archeologia

Ammessa la storicità dell’esodo (cf. Har Karkom e Mosè), la cosiddetta conquista della Transgiordania (il Moab biblico a nord dell’Arnon) narrata da Nm 21 sarebbe avvenuta alla fine del XIII o all’inizio del XII secolo

Ci si aspetterebbe dall’archeologia il ritrovamento di resti della capitale Chesbon, dove regna Sicon, re del regno amorrita.

Chesbon è stata identificata a 45 km a nord dell’Arnon, a 25 km ad est del Giordano, a 12 km a nord di Madaba. Negli scavi fatti dalla Andrews University (1968-1978) non vennero ritrovati reperti databili tra il 1200 e il 1000, né resti di epoca anteriore. Cenni di urbanizzazione appaiono fra il X e il IX secolo, costituiti da piccole strutture (fortini sulla cima di colline, per difendere appezzamenti di terra). Quindi si può pensare a una prima sedentarizzazione a partire dal Ferro I.

Venne ritrovato a Chesbon un grande serbatoio d’acqua del X sec., in uso fino al VI sec. Le «piscine di Chesbon», citate da Ct 7,5 potrebbero essere un’allusione a questo serbatoio. Mesha, il re moabita del IX sec. costruisce due di questi serbatoi in due città a nord. Dunque, da questi scavi non esiste una città amorrea del periodo biblico, bensì una città ammonita del VII secolo.

Martin Noth, a ragione, sostiene che occupazioni da parte di piccoli gruppi o singole tribù siano poi state “nazionalizzate” dallo scrittore biblico. Questo potè essere il caso della tribù di Gad (cf. Nm 32).

Amman. Museo della Giordania. Copia della "Stele di Mesha"
Stele di Mesha

Secondo la stele di Mesha Omri soggiogò Moab per molti anni (occupò Madaba, fortificò Jahaz); da parte sua il re Mesha avrebbe occupato la città di Nebo, «che apparteneva a Israele». La stele ricorda poi che Atharot era stata occupata molto prima dal «popolo di Gad», molto prima che venisse fortificata da Omri.
Sicché la stele ricorda tre periodi storici:
- la vittoria di Mesha (840 a.C.);
- la precedente occupazione di Omri (885-874 a.C.);
- l’installazione di Gad in Atharot «molto prima che ognuno possa ricordare», dunque durante il periodo della monarchia unita o prima ancora.

Se con Nelson Glueck (1970) le conclusioni archeologiche portavano a dire che sull’altipiano moabita c’era un gap di sedentarizzazione dal XVIII al tardo XIII secolo, oggi i risultati sono diversi, perché il survey estensivo ha evidenziato la presenza di villaggi dovuti a fenomeni di nomadizzazione e sedentarizzazione precedenti il Ferro I. Di conseguenza la nostra conoscenza archeologica circa Chesbon è mutata, pur rimanendo assodato che in essa non ci sono strutture (mura) durante la fine del TB e l’inizio del Ferro.

L’antica Chesbon potrebbe essere situata altrove, secondo un fenomeno ricorrente nell’antichità, per cui la topografia tende a spostarsi leggermente (come nel caso di Kadesh: da Ain Qudeis a Ain Qudeirat). Così potè essere avvenuto per Chesbon: l’antica Chesbon potrebbe essere Tell Jalul. Lo scavo di Tell elʼUmeiri (1989-1995) a sud di Amman ha rivelato l’esistenza di una grande città fortificata del XII secolo.

Dopo la caduta del regno di Amurru (XV secolo) alcuni gruppi scesero al sud, nella regione di Canaan e di Transgiordania (cf. Jebus, un nome amorreo, designante Gerusalemme e attestata nelle Lettere di El Amarna).

Un’antica tradizione poetica (cf. Dt 33,20-21) parla dell’espansione dei Gaditi, sebbene non precisando dove e quando; ma il riferimento è alla Trangiordania. Si tratta di un’espansione territoriale: si inneggia al valore militare di questo gruppo e alla sua saggezza nella scelta delle terre migliori.

Importante è il termine finale meḥōqēq “magistrato”, “capo”, termine giuridico, indicante colui che fa le leggi, le norme, e che diventa così un capo. È un termine raro, che risuona anche in Nm 21,18, in riferimento al ruolo di questi magistrati nel sondare / scavare il celebre pozzo al confine moabita, appena a nord dell’Arnon.
Il termine compare anche nel canto di Debora (Gdc 5,15: gedôlîm, ḥôqeqê libbî), dove designa i magistrati provenienti da Machir, cioè dalla Transgiordania.
Esso compare, dunque, in tre luoghi: nel canto del pozzo (Nm 21,18), nel canto di Debora (Gdc 5,14), nella benedizione di Dt 33,21. Nei primi due testi il titolo si riferisce a capi israeliti provenienti dalla Transgiordania; per cui è verosimile che anche in Dt 33,21, sebbene non menzionato, il territorio di espansione di Gad sia la Transgiordania. Se a ciò aggiungiamo la testimonianza della stele di Mesha, che pure ricorda la venuta dei Gaditi nel territorio transgiordanico, l’installazione di Gad in Transgiordania risulta un dato sicuro.

In sintesi, circa l’attività archeologica sopra ricordata si può dire:

• le parole del canto di Chesbon circa la capitale amorrea di Chesbon sono imprecise dal punto di vista storico, ma non irreali per il territorio giordanico all’inizio del Ferro I (XII sec.);

• è storicamente possibile che in questo periodo del Ferro I fiorisse un regno amorrita o una città-stato amorrita, conquistata o ripopolata poi dai Gaditi e da altri gruppi israelitici colà impiantatesi;

• non è chiaro se ci sia stata una guerra o se l’occupazione del territorio amorreo sia avvenuta in altro modo.

Il canto di Chesbon (Nm 21,27-30)

Questo canto ci informa storicamente sulla prima installazione israelitica in Transgiordania?
Abbiamo visto che il canto si riferisce a un regno amorrita storicamente possibile nell’area di Chesbon. Questa è la prima ragione per citare il canto: si conosceva che Chesbon era stata una città amorrea, non moabita.

Il canto ha un legame con le relazioni Israele - Moab nel tempo antico?
Non è giustificato dal punto di vista storico ipotizzare un regno moabita nella prima metà del XII secolo (1200-1150) o anche un secolo più tardi. Non è questo il senso di Nm 21,26, che ricorda come il re amorreo Sicon di Chesbon avesse mosso guerra a un precedente re di Moab strappandogli il territorio fino all’Arnon.
Il canto parla di un ʽām moabita (21,29), termine che designa un gruppo etnico, non monarchico, e inoltre il canto nomina diverse città, specie Dibon e Madaba.
Il canto fu scritto per informare circa Moab del XII o XI secolo. Di fatto fu originalmente scritto per informarci circa una posteriore conquista da parte di Israele del Moab settentrionale (a nord dell’Arnon). Tramite una anacronistica ironia il canto allude al fatto che quel territorio, più tardi conosciuto come Mišôr moabita, era nel Ferro I un regno dominato dagli amorrei, con Sicon re di Chesbon.

Il redattore biblico evidenzia come il cammino esodale israelitico sfoci nella conquista del regno amorreo, una conquista da sud verso nord.

Il Sitz im Leben di Nm 21

La stele di Mesha ricorda che gli Omridi dominarono per 40 anni l’intera regione attorno a Madaba (espressione che indica il territorio dal Nebo a Atharot). Fu allora che Mesha cominciò la sua campagna liberatrice del Moab settentrionale. Questa fu facilitata da due eventi: la fine della dinastia omride e l’usurpazione del trono arameo da parte di Azael.

Il Sitz im Leben del canto è nel periodo prima della morte di Acab (852) e l’usurpazione di Azael (845). Il canto fu riciclato e retroproiettato.

Originariamente cantava la vittoria di Omri e successori nell’occupazione di Moab (da Chesbon a Dibon); da nord a sud! Omri edificò Chesbon e il grande serbatoio, o lo rifortificò, se era stato costruito dai Gaditi o dai Rubeniti (cf. Nm 32,37). Il canto retroproietta Cheson come capitale amorrea di Sicon, successivamente conquistata dagli israeliti, dandole così maggior importanza storica.

Dunque le tre fonti (canto, stele, redattore di Nm 21) riflettono il medesimo Sitz im Leben. L’inserzione del canto serve per confermare la conquista degli israeliti dell’Esodo. Il messaggio suona: le origini della comunità israelitica in Moab risale al tempo di Mosè, quando gli amorrei governavano l’area e quando gli israeliti li sconfissero per poter accedere al Giordano.

Nm 21,32-35

Si tratta di due brevi unità indipendenti (v. 32 e vv. 33-35), unite però dalla menzione di Mosè soggetto dell’azione. Dal punto di vista geografico le due unità fanno riferimento, la prima, alla città di Iazer e al suo territorio (v. 32), la seconda, alla città di Edrei (v. 33) e indirettamente al territorio di Basan nella figura di «Og, re di Basan» (v. 33).

La prima unità (v. 32) prefigura Nm 32, dove si narra l’insediamento di Ruben e di Gad in Iazer. La frammentarietà di questa notizia depone più a favore della sua antichità. Circa la localizzazione di Iazer ci sono discussioni; si tratta in ogni caso di una città a est del Giordano, spesso connessa con Chesbon e altre città limitrofe (cf. 32,1.3.35. ecc.).

Non è importante il problema se la città fu presa o soltanto i villaggi del territorio circostante, come sembrerebbe dal testo; in ogni caso secondo Nm 32,34-36 i Gaditi ricostruiscono la città, presupponendo verosimilmente che fosse stata distrutta.

La seconda unità (vv. 33-35) si riferisce a Og, re di Basan. L’espressione derek habbāšān nella letteratura biblica indica direzione: «la strada che va verso il Basan»; non si tratta dunque dell’arrivo degli israeliti in Basan, ma della strada che dal paese amorreo si dirige verso Basan: ed è molto più comprensibile.
Basan infatti designa una fertile regione della Transgiordania, che si estende dallo Yarmuk, cioè dal Ghilead, fino alle pendici dell’Ermon, e che ha a ovest il lago di Tiberiade e ad est l’Hauran. Al v. 33b si precisa che la battaglia avviene presso Edrei, una località a est del lago di Tiberiade e a sud-est di Astarot; queste due città sono in Dt 1,4 indicate come residenza del re Og. In ogni caso la battaglia avviene non lontano dal confine meridionale di Basan.

Non c’è alcuna menzione extra-biblica di questo re Og, un possibile amorreo, definito «l’unico superstite dei Refaìm» (Dt 3,11; Gs 12,4; 13,12), questi uomini di alta statura, che avevano un tempo abitato il paese degli Amorrei e degli Ammoniti e che presentavano l’aspetto leggendario dei giganti. Nelle parole di Yhwh a Mosè Og viene ricordato assieme al re Sicon; le vittorie di questi due re saranno ormai associate nella storia salvifica e nella preghiera di Israele allo stesso titolo degli altri grandi miracoli dell’Esodo (Dt 29,6; Nee 9,22; Sal 135,11; 136,20).

Paragonando la vittoria su Og a quella su Sicon, il redattore offre una chiave di comprensione di tutta la conquista del territorio amorreo: è come un invito al lettore ad uno sguardo retrospettivo sulla narrazione precedente circa Sicon (21,21-31) e anche su quella di Mosè (21,32), perché si riconosca Yhwh come il vero soggetto delle vittorie israelitiche.

Abbiamo dunque una progressiva precisazione del soggetto delle imprese: Israele, Mosè, Yhwh. La designazione di Og quale ultimo superstite dei Refaìm e, indirettamente, la memoria del suo imponente sarcofago a Rabat Ammon (la notizia è data solo in Dt 3,11) appartengono al genere letterario dell’intera narrazione di Nm 21,21-35, che, riassumendo ed enfatizzando una storia ben più umile, intendeva sottolineare che l’installazione dei gruppi israelitici in Transgiordania era stata opera di Yhwh e del suo servo fedele Mosè.

L’invito a Mosè a «non temere» non è soltanto una ripresa della nota espressione deuteronomica (Dt 3,2), ma un invito a Israele a rileggere la propria storia, e in particolare il cammino verso la Terra promessa, alla luce della fede in Yhwh.