Gli archeologi riportano in vita l’antica Gerusalemme romana

 

Gli scavi della città romana Aelia Capitolina, costruita sulle rovine della Gerusalemme del periodo del Secondo Tempio, hanno portato alla luce molte sorprese.

Haaretz.com
22 febbraio 2012

Nir Hasson

Se si guarda una mappa della Città Vecchia di Gerusalemme, si nota qualcosa di strano. Mentre la stragrande maggioranza delle sue strade forma una kasba affollata di vicoli tortuosi, ci sono alcune strade perfettamente diritte che attraversano la città da nord a sud e da est a ovest. Le più note tra queste strade rettilinee sono Beit Chabad e Hagai, che terminano alla Porta di Damasco, David Street, che finisce alla Porta di Giaffa, e la Via Dolorosa.

Come il resto delle strade della città vecchia, anche queste sono strette, ma, a differenza delle altre, conservano una sorta planimetria storica, che costituisce la base della Città Vecchia di oggi. La maggior parte degli archeologi concorda nell’affermare che questa pianta non si è creata durante la dominazione ebraica, cristiana o musulmana, ma durante il periodo romano, quando la città di Aelia Capitolina fu edificata sulle rovine di Gerusalemme, dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 dC. Per ironia della sorte, sono proprio le strade di questa città imperiale e pagana – che apparentemente non ha consegnato nessuna eredità culturale o spirituale alla Gerusalemme moderna – ad aver lasciato alla città la struttura che è sopravvissuta fino ad oggi.

Nella storia della Gerusalemme ebraica, Aelia Capitolina è l’incarnazione della sconfitta e della rovina, ricorda l’umiliazione della distruzione del Secondo Tempio e la sua sostituzione con un tempio pagano. Questa immagine ha distolto Aelia Capitolina dall’interesse dei padri dell’archeologia israeliana, che erano naturalmente attratti dalla ricca città ebraica che l’ha preceduta. Secondo Ofer Sion, dell’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA), nessuno celava Aelia Capitolina, ma si preferiva parlare del Secondo Tempio. Aelia Capitolina era una città maledetta da cui gli ebrei erano stati banditi. Era più consono agli ideali scavare i resti del Secondo Tempio. Quasi tutti gli archeologi che studiano Aelia Capitolina la chiamano “una città sfuggente”. A differenza della Gerusalemme del periodo del Secondo Tempio che l’ha preceduta, Aelia Capitolina non è stata riportata alla luce in maniera integrale dai numerosi scavi che sono stati eseguiti nella città dal 1967.

I residenti di Aelia Capitolina non hanno lasciato testi scritti, come le opere di Flavio Giuseppe risalenti al periodo del Secondo Tempio o dei viaggiatori cristiani del periodo successivo. È noto che la città romana fu fondata dall’imperatore Adriano tra il 130 e il 140 dC. Dopo la rivolta di Bar Kochba del 135, agli ebrei fu vietato di entrare in città. I suoi abitanti più importanti divennero i soldati della decima legione, che rimasero di stanza a Gerusalemme per 200 anni.

Dopo l’ultima ondata di scavi, iniziata a metà degli anni ‘90, un numero sempre crescente di archeologi si è convinto che Aelia Capitolina era una città molto più grande e più importante di quanto si pensasse una volta, e che la sua influenza sul successivo sviluppo della moderna Gerusalemme è stata fortissima. Aelia Capitolina è significativamente rinata attraverso non meno di quattro ampi scavi nella zona della Città Vecchia, e un certo numero di altri scavi in altre parti di Gerusalemme. La maggior parte di questi scavi sono stati interventi di emergenza, a cura dell’IAA, allo scopo di recuperare i resti archeologici prima di procedere con la nuova edificazione e lo sviluppo. Tra pochi anni, Aelia Capitolina potrebbe essere ancora una volta ricoperta da nuovi edifici.

Nella sezione posteriore della piazza del Muro Occidentale, nel punto in cui la Fondazione per il Patrimonio del Muro Occidentale si propone di costruire un grande edificio che intende chiamare “la Casa di Core”, Shlomit Wexler-Bedolah, ricercatrice dell’IAA, ha scoperto una strada romana larga e con ornamenti, completa di negozi su entrambi i lati. Si tratta del cardo orientale, lungo il cui percorso sarebbe poi stata lastricata la strada Hagai. Trecento metri più a sud, un altro ricercatore dell’IAA, Doron Ben-Ami, ha scoperto il luogo dove a quanto pare la strada romana finiva. L’angolo della via è adiacente al parcheggio Givati nella parte superiore della valle di Silwan – il luogo in cui l’organizzazione Elad intende costruire un grande centro per i visitatori.

In uno scavo di salvataggio su grande scala effettuato in quest’area durante gli ultimi anni, Ben-Ami ha portato alla luce una grande ed elegante villa romana diversa da ogni altra struttura dello stesso periodo nell’intero paese. L’archeologo ritiene che la villa da lui scoperta sia stata la casa del governatore locale o di qualche altra autorità centrale. In un altro scavo nel tunnel sotto il Muro Occidentale, Wexler-Bedolah e l’archeologo Alexander Onn hanno fatto una nuova stima della datazione del grande ponte che conduceva al Monte del Tempio. Com’è avvenuto con altri monumenti antichi, anche questo si è rivelato essere di origine romana e non del periodo del Secondo Tempio. Un ultimo esempio sono le terme romane e la piscina scoperte da Sion un anno e mezzo fa. Questo crescente numero di scoperte di epoca romana rafforza l’idea che il Monte del Tempio, anche dopo la sua distruzione, non fu mai completamente abbandonato, ma fu utilizzato per i riti dei culti pagani.

Non sono solo la Città Vecchia e i suoi immediati dintorni ad aver rivelato nuove scoperte su Aelia Capitolina. Gli scavi condotti alcuni anni fa nella zona vicino al centro congressi internazionale Ha’uma Binyanei, eseguiti in preparazione all’ampliamento del Crowne Plaza Hotel, hanno scoperto un grande villaggio di vasai che serviva come principale centro di produzione di oggetti in argilla per la decima legione. Lungo il percorso della nuova ferrovia metropolitana di Gerusalemme sono stati ritrovati i resti di un sistema idrico di grandi dimensioni che doveva servire ai legionari, e nella zona di Shuafat, un insediamento ebraico dello stesso periodo.

Gli ultimi scavi restituiscono agli archeologi una percezione molto più profonda di Aelia Capitolina rispetto a quanto fosse possibile anche solo un decennio prima. Gli esperti concordano nel sostenere che la città fu progettata straordinariamente bene, basata su disegni e modelli di altre città dell’impero e secondo gli ordini che erano impartiti direttamente dall’imperatore. Essa comprendeva ampie strade, un gran numero di magnifici cancelli d’ingresso, templi e infrastrutture, e ospitava persino una nuova élite di ufficiali e soldati liberi che trasformarono Aelia Capitolina in una città fiorente. Yoram Zafrir, uno degli archeologi israeliani con più esperienza, ricorda che quando iniziò a studiare la storia della città romana, quel periodo era un campo che non interessava; oggi, invece, è chiaro che la struttura di base di Gerusalemme è proprio quella di Aelia Capitolina. Dopo il periodo romano, le bestie da soma hanno sostituito i carri, il governo centrale è diventato debole e le strade sono state “privatizzate”. Questo processo ha portato alla città che oggi conosciamo.

L’archeologo Guy Stiebel sostiene che, come il mandato inglese durato appena trentuno anni ha avuto un impatto molto rilevante sulla Gerusalemme moderna, così anche il periodo romano ha dato alla città, dal punto di vista dell’architettura, un nuovo stile imperiale che ancora oggi è dominante. Stiebel rileva anche l’ironia della storia: “Aelia Capitolina ha davvero salvato Gerusalemme, l’ha portata ancora una volta sul palcoscenico della storia ed essa è tornata come una fenice dalle proprie ceneri...”.

Adattamento: G.M.